New York City, New York , venerdì, 2. ottobre, 2015 14:54 (ACI Stampa).
È l’immagine del piccolo Aylan Kurdi, rimasto senza vita su una spiaggia in Turchia, che fa da filo conduttore all’intervento dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Una immagine che gli serve per sollecitare la comunità internazionale. Sono stati troppi gli Aylan, prima. Ma ora si deve fare presto, perché anche un solo Aylan in più sarebbe troppo.
“Il corpo senza vita e limpido di Aylan chiede con disperazione alla comunità internazionale, e in particolare al Consiglio di Sicurezza, di fare tutto quello che può per fermare questa situazione, in modo che altre vite innocenti possano essere salvate dallo stesso tragico destino,” afferma l’arcivescovo Gallagher. E aggiunge: “Qualunque cosa facciamo da questo momento in avanti sarà troppo tardi per Aylan per le altre migliaia le cui vite hanno avuto fine a causa della nostra sofferenza collettiva e delle rivalità nazionali.” Da oggi in poi, “ogni azione che possa salvare anche un solo Aylan dalla morte e da tutte le forme di atrocità non è solo opportuna, ma urgente.”
L’arcivescovo Gallagher ha parlato il 30 settembre di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a un dibattito aperto sullo “Stabilimento dei Conflitti in Medio Oriente e Nord Africa e contrasto alla minaccia terroristica della regione.” Il dibattito è stato organizzato dalla presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza, la Russia, che l’arcivescovo ringrazia all’inizio dell’intervento. Dall’inizio del conflitto in Medio Oriente, la Santa Sede ha sempre mantenuto i contatti aperti con la Russia di Vladimir Putin, sulla quale si è appoggiata per evitare l’esacerbarsi del conflitto in Siria.
Ma parlare di un asse sarebbe inappropriato, dato che la Santa Sede, in questo momento, si appoggia diplomaticamente a quanti condividono con essa lo sforzo per la pace. Una attività diplomatica delineata sul “dovere di proteggere” che esattamente un anno fa il Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, delineava in una serie di interventi alle Nazioni Unite.
Nel suo intervento, il “ministro degli Esteri” vaticano ricorda per intero il passaggio dell’intervento di Papa Francesco alle Nazioni Unite in cui si delineano le regioni del conflitto, dal Nord Africa al Medio Oriente. E cerca di spiegare le cause del conflitto.