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Diplomazia pontificia, un nuovo corso per gli ambasciatori del Papa

L’arcivescovo Joseph Marino, presidente della Pontificia Accademia Eccelsiastica, annuncia un corso di protezione dei minori. Verso il discorso di Papa Francesco ai diplomatici

Pontificia Accademia Ecclesiastica | La Pontificia Accademia Ecclesiastica | Wikimedia Commons Pontificia Accademia Ecclesiastica | La Pontificia Accademia Ecclesiastica | Wikimedia Commons

Piccola riforma alla Pontificia Accademia Ecclesiastica: l’arcivescovo Joseph Marino, che guida la scuola per gli ambasciatori del Papa, ha annunciato l’introduzione di un corso sulla Salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili. È un’altra piccola riforma nella scuola degli ambasciatori del Papa.

Questa settimana, procedono le visite di congedo di alcuni ambasciatori, e in particolare di quelli di Stati Uniti, Regno Unito e Filippine. La Santa Sede è intervenuta all’OSCE. Il Papa ha ricevuto l’ambasciatore di Montenegro.

                                                FOCUS VATICANO

Un nuovo corso per i futuri ambasciatori del Papa

Con un breve video, l’arcivescovo Joseph Marino, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, annuncia un nuovo corso incluso nel curriculum dei futuri ambasciatori del Papa.

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Nel video, l’arcivescovo Marino spiega che uno dei suoi compiti come presidente era proprio quello di esaminare i corsi accademici, e che per questo ha deciso di includere un corso sulla protezione dei minori e le persone vulnerabili. Il corso, che si chiama “Salvaguardare i minori e le persone vulnerabili”, è stato ideato da Padre Hans Zollner, che guida il Centro per la Protezione dei Minori dell’Università Gregoriana, e da padre Ulrich Rhode, decano della facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana.

L’arcivescovo Marino spiega che i due hanno messo insieme “un corso di cinque settimane”, con due ore di frequenza alla settimana, e lo definisce “un corso eccellente, di cui gli studenti sono molto soddisfatti”.

Il presidente della scuola degli ambasciatori del Papa auspica anche che il corso rappresenti “uno degli effetti concreti dell’impegno che ci ha chiesto il Papa” nel motu proprio Vos Estis Lux Mundi.

Il corso si aggiunge ad un’altra innovazione nei curriculum, voluta da Papa Francesco, il quale lo scorso febbraio ha deciso che il percorso di studi dei futuri nunzi dovesse completarsi con un anno di missione.

L’Accademia Ecclesiastica è una istituzione direttamente collegata con la Segreteria di Stato vaticana che risale al XVIII secolo, prima come accademia destinata alla formazione diplomatica dei rampolli ecclesiastici delle famiglie nobiliari, e poi, dal 1850, alla formazioni dei sacerdoti destinati al servizio nella diplomazia vaticana.

Il nome di Accademia Ecclesiastica si deve a Pio XI, mentre il regolamento dell’Accademia fu delineato nel 1945 da Pio XII; che vi aveva studiato e insegnato. Quel regolamento è ancora in vigore. L’alta presidenza dell’Accademia spetta al Segretario di Stato vaticano

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La Terza Sezione della Segreteria di Statostabilita anche questa da Papa Francesco nel 2017 nell’ambito della riforma della Curia, avrà un ruolo importante in questa riforma. Anche la Terza Sezione è stata meglio strutturata, ed è stata parificata alle altre due sezioni anche formalmente, con un segretario per le Rappresentanze Pontificie (l’arcivescovo Jan Pawlowski) e un sottosegretario (monsignor Mauricio Rueda Beltz).

Gli alunni della Pontificia Accademia ecclesiastica seguono attualmente un doppio itinerario formativo: fanno un percorso accademico nelle università pontificie a Roma fino al dottorato, generalmente in diritto canonico. Quindi, i soli alunni dell’accademia partecipano ad un corso interno di due anni, che termina con un esame in Segreteria di Stato, e che si basa su curriculum come “storia della diplomazia”, “stile diplomatico”, “lingue straniere”, cui ora si aggiunge quello di “Salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili”.

L’arcivescovo Joseph Marino è stato nominato presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica l’11 ottobre 2019, e ha preso da poco servizio come presidente della scuola vaticana degli ambasciatori.

Il presidente ha il compito di reclutare annualmente una dozzina di sacerdoti da immettere alla missione diplomatica della Santa Sede; di accogliere e seguire tutti gli alunni e di organizzarne il corso formativo interno. Il presidente gestisce anche il personale religioso presente nella casa (vi opera un gruppo di suore) e quello laico.

L’arcivescovo Marino è chiamato anche a superare la crisi dell’Accademia, perché i vescovi presentano sempre meno candidati dovuto alla crisi delle vocazioni, e il fatto che si possa accedere all’accademia solo entro i 33 anni blocca molti potenziali candidati. È un problema anche per le nunziature, dato che ci sono sempre meno possibili nunzi apostolici.

Un riepilogo dei bilaterali verso l’ultimo incontro di Papa Francesco con gli ambasciatori

Il 15 gennaio, Callista Gingrich e Sally Axworthy, rispettivamente ambasciatore degli Stati Uniti e del Regno Unito presso la Santa Sede, hanno incontrato Papa Francesco. Gingrich ha incontato il Papa in visita di congedo, mentre per Axworthy si è trattato di una semplice udienza.

È stato comunque già nominato il successore di Axworthy, ed è Chris Trott, che viene direttamente dalla posizione di rappresentante speciale del Regno Unito in Sud Sudan. Tra i suoi compiti, presumibilmente, anche quello di facilitare i contatti per permettere il tanto agognato viaggio del Papa in Sud Sudan insieme al Primate Anglicano Justin Welby.

Durante i loro anni come rappresentanti della Santa Sede per i loro Paesi, Gingrich ed Axworthy si sono particolarmente impegnate sui temi del traffico di esseri umani, organizzando anche webinar sulla lotta alla tratta con le suore dell’Unione Superiore Generali, e sul tema della libertà religiosa. In particolare. Axworthy ha organizzato una conferenza per discutere il rapporto sulla persecuzione dei cristiani commissionato dal governo britannico, mentre gli Stati Uniti sono stati molto attivi nella promozione di ministeriali sulla libertà religiosa, tema tra l’altro toccato dal Segretario di Stato USA Mike Pompeo a Roma all’evento “Difendere la libertà religiosa attraverso la diplomazia” lo scorso 30 settembre, organizzato dall’ambasciata USA guidata da Gingrich.

Il tema della libertà religiosa potrebbe entrare prepotentemente nel discorso di inizio anno del Papa agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. L’incontro del Papa con i diplomatici avviene tradizionalmente il primo lunedì dopo l’Epifania, ma le restrizioni da coronavirus hanno portato la Santa Sede a spostare più avanti il tradizionale discorso di inizio anno. L’incontro dovrebbe avvenire il 25 gennaio.

In un anno di incontri diradati, c’è stata per la Santa Sede comunque l’opportunità di scambi bilaterali di estremo interesse. È ormai una tradizione il bilaterale Italia – Santa Sede, inaugurato quando alla Farnesina c’era Paolo Gentiloni come ministro. L’ultimo incontro di questo tipo c’è stato il 9 settembre scorso. Secondo un comunicato stampa diffuso dal Ministero degli Affari Esteri, le due parti hanno parlato dei “maggiori temi globali, dalla crisi libica al sostegno al Libano, dal processo di pace in Medio Oriente all’Africa, dalla tutela delle minoranze religiose al contrasto al COVID 19 al cambiamento climatico. Nell’agenda dell’incontro, anche una disamina della situazione africana, con un particolare focus sulla stabilizzazione del Sahel, e una discussione sulla situazione in Venezuela.

Alla fine dello scorso anno, ci sono state almeno altre due visite in Vaticano di un certo peso. Il 14 dicembre, il ministro degli Esteri olandese Stef Blok ha incontrato la sua controparte vaticana, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, discutendo di libertà religiosa, cambiamento climatico, ruolo della donna e questioni LGBTI, secondo un tweet di Caroline Weijers, ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede.

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Anze Logar, ministro degli Esteri di Slovenia, è invece stato in visita in Vaticano in occasione dell’accensione dell’albero di Natale in piazza San Pietro, donato appunto dalla Slovenia. Nell’occasione, ha avuto anche un incontro con il Cardinale Parolin e l’arcivescovo Gallagher.

L’arcivescovo Gallagher aveva anche incontrato, il 14 novembre, gli ambasciatori Chiara Porro di Australia, Grace Princesa delle Filippine (che o scorso 11 gennaio è stata in visita di congedo da Papa Francesco), Westmoreland Anak Edward Palon, ambasciatore di Malesia presso la Santa Sede, e Seiji Okada, ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede. L’incontro è avvenuto mentre l’ASEAN si stava riunendo, discutendo anche una serie di accordi commerciali. La Santa Sede ha sempre avuto un particolare interesse strategico per l’Asia.

Il 13 gennaio, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha avuto una conversazione in videoconferenza con Oliver Varhelyi, commissario europeo per il Vicinato e l’Allargamento.

In un tweet, il commissario Varhelyi ha parlato di una “conversazione ampia” sui temi “dello sviluppo e del lavoro fatto nel vicinato europeo a Sud ed Est, nonché delle prospettive UE per i Balcani Occidentali. Il cardinale Parolin ha incontrato vari commissari europei durante la sua “visita virtuale” a Bruxelles per celebrare i cinquanta anni delle relazioni UE – Santa Sede.

                                                FOCUS MEDIO ORIENTE

Il Patriarca Pizzaballa in Giordania. Il grazie del re Abdullah

Si sta svolgendo in questi giorni la prima visita pastorale del Patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa in Giordania. Il 10 gennaio, il patriarca ha avuto un incontro on line con Re Abdullah, custode hashemita dei siti sacri cristiani e musulmani di Gerusalemme.

Il re Abdullah si è congratulato con il patriarca per la sua recente nomina, e ha messo in luce il ruolo importante del Patriarcato latino e delle altre Chiese a Gerusalemme nel promuovere l’unità della Città, unità che il re considera una chiave per mantenere una armonia tra le fedi e preservare lo storico e legale status quo. Questo è l’insieme di regole codificate che regolano la gestione dei Luoghi Santi nell’area della Spianata della Moschea e in tutta la città vecchia di Gerusalemme.

Il re ha riaffermato il suo supporto al Consiglio delle Chiese di Gerusalemme come un organo in grado di “promuovere moderazione, preservare le proprietà, le dotazioni e le istituzioni della Chiesa e di salvaguardare la presenza cristiana nella Città Santa e nella Regione”.

Il Re Abdullah ha anche fatto riferimento ai legami molto profondi con Papa Francesco e la Santa Sede, sottolineando il mutuo interesse in supporto della pace e della moderazione, del rifiuto della violenza e il riaffermare una responsabilità globale in supporto di rifugiati e comunità che li ospitano nel mondo.

L’arcivescovo Pizzaballa ha a sua volta ringraziato il re per le congratulazioni, ha messo in luce il ruolo centrale del re nel salvaguardare i luoghi sacri cristiani a Gerusalemme, e si è congratulato con il re per il centenario dello Stato giordano, dicendo che sotto la leadership Hashemita “la storia giordana si è radicata nei principi di moderazione, di servizio a quanti hanno bisogno, di supporto ai rifugiati e salvaguardia dei siti santi.

                                                FOCUS EUROPA

L’ambasciatore di Montenegro presso la Santa Sede in udienza da Papa Francesco

Non è usuale che un ambasciatore presso la Santa Sede sia ricevuto in udienza privata dal Papa. Miodrag Vlahovic, però, ambasciatore di Montenegro presso la Santa Sede, aveva un motivo particolare per chiedere udienza: presentare al Papa il primo volume di “Monumenta Montenegrina Vaticana”, dedicato al Concordato tra Montenegro e Santa Sede del 1886.

L’udienza è avvenuta lo scorso 9 gennaio, e l’ambasciatore Vlahovic, oltre ad una edizione speciale del libro, ha presentato a Papa Francesco una lettera del presidente Dukanovic.

Dukanovic ha scritto al Papa che “il Concordato del 1886 confermò la comprensione e il rispetto dell'allora Principato del Montenegro secondo i valori e i principi che ancora oggi, nel mondo moderno e democratico, rappresentano la base di una società giusta: il rispetto reciproco e la convivenza di diverse nazioni e religioni, che fa parte della migliore tradizione montenegrina. di cui siamo molto orgogliosi e su cui basiamo la nostra democrazia civile, europea e multietnica”.

L’incontro tra l’ambasciatore e il Papa è durato circa mezzora. Gli interlocutori hanno discusso degli ultimi sviluppi dei Balcani, hanno parlato della situazione degli Stati Uniti, hanno affrontato alcune questioni di relazioni bilaterali e cooperazione tra la Santa Sede e Montenegro.

Papa Francesco ha ringraziato per il dono, e ha donato a sua volta il suo ultimo libro “Sogniamo ancora”.

                                         FOCUS NUNZIATURE

Il nunzio in Russia nominato anche nunzio in Uzbekistan

L’arcivescovo Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico in Russia, è stato nominato anche nunzio apostolico in Uzbekistan. Da quando, nel 2009, è stata stabilita la nunziatura a Mosca, il nunzio in Russia ha sempre accorpato l’incarico a quello di “ambasciatore del Papa” in Uzbekistan. Uzbekistan e Santa Sede hanno avviato le loro relazioni diplomatiche nel 1994.

                                          FOCUS MULTILATERALE

L’Osservatore della Santa Sede all’ONU da Papa Francesco

L’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, è stato in udienza da Papa Francesco lo scorso 11 gennaio. In una intervista successivamente concessa ai media vaticani, ha sottolineato la necessità di una risposta globale alla crisi che si è creata con la pandemia, specificando che “spesso, in momenti di difficoltà, c’è la tentazione di lasciar da parte gli altri per salvare se stessi”, ma la pandemia del COVID 19 ha invece mostrato “l’importanza di trovare soluzioni insieme, perché il mondo è sempre più una grande realtà”.

L’arcivescovo Caccia ha ricordato anche che la nascita delle Nazioni Unite aveva avuto luogo a seguito della Seconda Guerra Mondiale, quando fu chiaro che un interesse solo nazionalista non poteva solo bastare.

Il nunzio ha anche supportato l’idea di un cessate il fuoco globale, lanciato da Antonio Guterres, segretario generale ONU, e ripreso da Papa Francesco. “in un tempo di crisi come questo – ha detto – è anche più chiaro che non ha senso mettere energie e spendere denaro in ciò che non è pane e salute, ma piuttosto in ciò che distrugge.

L’arcivescovo ha anche sottolineato che la pandemia ha esacerbato il problema globale dell’emigrazione, e ha chiesto che si trovino soluzioni originali, che tra l’altro si vedono solo nella vicinanza e nell’accoglienza.

La Santa Sede all’OSCE, una risposta al minisrto degli affari esteri svedese

Lo scorso 14 gennaio, monsignor Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede all’OSCE, ha preso la parola all’incontro speciale del Consiglio Permanente OSCE per rispondere a Ann Linde, ministro svedese per gli Affari Esteri e attualmente presidente di turno dell’organizzazione.

Rivolgendosi ad Ann Linde, monsignor Urbanczyk ha ricordato che lo scorso anno sono ricorsi il 45esimo anniversario di Helsinki e il 30esimo dalla carta di Parigi, documenti che rappresentano una “eredità che ci ricorda dei nostri impegni in un tempo in cui la regione OSCE hanno affronta minacce persistenti e alrti conflitti irrisolti”.

La Santa Sede ha concordato con la presidenza di turno dell’assemblea per la sua volontà di impegnare l’OSCE a fornire un concetto comprensivo di sicurezza, ha ricordato “l’irrimpiazzabile contributo che una donna offre per la riconciliazione e la costruzione della pace”.

La presidenza svedese ha detto di voler dare particolare risalto a “Diritti umani, democrazia ed eguaglianza di genere”. Su quest’ultimo punto, la Santa Sede ha le sue reserve, e nota che “i diritti umani non dovrebbero mai essere usati come mezzi per avanzare agende politiche, economiche, militarli e culturali”.

La Santa Sede ha dunque chiesto a tutti gli Stati di attenersi alle procedure e al principio di imparzialità, specialmente quando si parla di eguaglianza di gender.

La Santa Sede ha anche notato che “l’adozione di nuovi impegni non dovrebbe in alcun modo spostare la nostra attenzione”. Ha chiesto, monsignor Urbanczyk, che si ponga sempre più attenzione alla sempre crescent intolleranza e discriminazione contro cristiani, ebrei, musulmani e membri di altre religioni”.

(articolo aggiornato il 18 gennaio, specificando che l'incontro dell'ambasciatore Axworthy con Papa Francesco non era una visita di congedo)