Roma , venerdì, 15. gennaio, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Il silenzio, animato da lievi fruscii, da un soffio di vento che penetra da un vetro rotto, una goccia d’acqua che dal soffitto di una navata devastata scende giù ritmicamente. In quel silenzio si percepisce la vita, spesso ricca di millenni, che deve essere trascorsa tra quelle mura, sotto quelle absidi, tra quelle stanze: vita quotidiana, vita di fede, dolori, speranze, tragedie. L’incuria, l’abbandono, la tragedia di un conflitto.
Sono ormai migliaia gli edifici religiosi abbandonati che costellano il paesaggio europeo. Tra il 2012 e il 2020 Francis Meslet ha fotografato diverse centinaia di luoghi di culto – ma anche colleghi, seminari, asili, oratori - dimenticati, caduti in rovina. Nel suo tempo libero Meslet ha deciso di girare il mondo, con la sua macchina fotografica, alla ricerca di questi posti in cui il tempo si è fermato dopo che l'uomo ne ha chiuso le porte.
Il libro si intitola “Chiese abbandonate”, edito da Jonglez. Offre una galleria di immagini suggestive, capaci di far intraprendere un vero e proprio viaggio nel tempo in una sorta di universo parallelo. Con il più grande rispetto per la loro storia, per quello hanno rappresentato e ancora rappresentano, offre un'immersione in questi luoghi in cui non si prega più, non si celebrano i sacramenti, ma svelano ancora il senso di uno splendore divino, la ragione che ha mosso i costruttori di queste mura, di queste cappelle, di queste navate.
Le memorie si riaccendono, nei rari visitatori, non solo la sensazione di desolazione e la domanda sul perché si è lasciato che questo accadesse. Da tempo si riflette su questa situazione e si cerca di trovare una soluzione per non disperdere questo patrimonio comune, di non lasciarlo languire o seppellire da indifferenza, quando non ostilità e voglia di trasgressione, di dissacrazione. In una chiesa tedesca sembra che le preghiere che venivano recitate in latino abbiano appena smesso di venire pronunciate, in un collegio cattolico francese si potrebbe ancora riuscire a sentire le grida dei bambini risuonavano al rintocco della campana. Si può ancora percepire la flebile eco dei suoni sepolti dietro le mura di una cripta nel cuore della montagna italiana o nella tomba di un antico convento in Portogallo.
In questi territori devastati, ma non cancellati, è in atto una silenziosa, tenace resistenza. Qualcosa che traspare nelle statue aggrappate alla loro stele in un edificio religioso del XIII secolo in Nuova Aquitania, in Francia; nell'enorme organo dimenticato in una chiesa belga che ancora può suonare; in una cappella lombarda dove gli affreschi mostrano ancora colori brillanti e sorprendenti. E sempre in Lombardia, in una chiesa del XII secolo, che conta vari rifacimenti fino al Ventesimo secolo, un fiotto di luce illumina la navata centrale e sembra invitare con grazia a entrare e a inginocchiarsi, come da secoli hanno fatto migliaia e migliaia di fedeli.