La lettera è stata spedita il 31 dicembre, appena due giorni dopo il terremoto, e il giorno dopo che Papa Francesco aveva fatto un appello per la Croazia all'udienza generale del mercoledì.
Prosegue, intanto la messa in sicurezza degli edifici. Il tetto della cattedrale dell’Esaltazione della Croce di Sisak è stato rimosso, e l’11 gennaio sono state rimosse anche le sue tre campane. Ma, almeno, la cattedrale della cittadina croata sta in piedi. Non è così per moltissimi altri edifici, tra cui diverse chiese, che non hanno avuto la stessa buona sorte. A due settimane dal terribile terremoto del 29 dicembre, la diocesi di Sisak sta lavorando per la ricostruzione. E trova anche l’aiuto dell’arcidiocesi di Zagabria, di cui Sisak è suffraganea, che nel marzo 2020 è stata epicentro di un altro tremendo terremoto e che non è stata comunque risparmiata da quest’ultimo.
L’11 gennaio, dunque, sono state rimosse tre campane della cattedrale di Sisak, operazione che ha fatto seguito alla rimozione del tetto. La campana più piccola pesa 300 chili ed è dedicata a San Quirino. Poi c’è la campana della Sacra Famiglia, del peso di 600 chili, e infine la più grande, dedicate al beato Aolizije Stepinac, che pesa una tonnellata. Questa è stata suonata un’ultima volta prima della rimozione, come segno di speranza e di sguardo verso il futuro.
Dopo la rimozione delle campane, dovrà essere sciolta la parte in muratura che si separava dall’edificio della cattedrale di 23 centimetri e che è ancora pericolante.
Sono arrivati aiuti da moltissime parti, e un aiuto consistente è arrivato dall’arcidiocesi di Zagabria. Non solo: il Cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, ha fatto visita alla diocesi di Sisak con i suoi due ausiliari Ivan Sasko e Mijo Gorski lo scorso 4 gennaio.
Accompagnato dal vescovo Vlado Kosic di Sisak, il Cardinale Bozanic ha fatto prima di tutto visita alla chiesa distrutta di Zazina, e poi sono si è diretto verso Sisak e Petrinija, arrivando a Glina. “Siamo qui – ha detto il Cardinale Bozanic – per mostrare solidarietà, per testimoniare vicinanza al vescovo Kosic e ai fedeli a lui affidati e a tutti gli abitanti di questa zona che hanno subito il terremoto, ma anche per rendere omaggio a quanti sono accorsi per aiutare i bisognosi, soprattutto i nostri giovani. In questi giorni una ondata di solidarietà si è riversata sulla nostra gente”.
Davanti alla chiesa distrutta di Pertrinja, il Cardinale Bozanic ha ricordato che ci sono sette chiese distrutte, e venti chiese gravemente danneggiate.
Il terremoto ha colpito anche a Zagabria, in una situazione già resa difficile dopo il terremoto dello scorso marzo. Lì, la chiesa parrocchiale di Santa Mihaela nel Gracani è stata ulteriormente danneggiata. Dopo i danni del terremoto di marzo, la chiesa era comunque ancora agibile per le celebrazioni liturgiche. Ora non lo è più, perché il campanile rischia di crollare.
Da segnalare la straordinaria mobilitazione delle Caritas e delle altre Conferenze Episcopali. La CEI ha mandato immediatamente degli aiuti, mentre la diocesi di Szombathely (Ungheria) ha inviato molti aiuti. Il 12 gennaio, sono stati spediti da Szombathely a Sisak 24 tonnellate di materiali da costruzione, 59 stufe a gas, 21 generatori e quattro furgoni di cibo, forniture per l'igiene e coperte.
La Caritas Croazia non sta a guardare. L’8 gennaio, Fabijan Svalina, direttore di Caritas Croata, ha firmato con il direttore e proprietario di Tehnix, Đuro Horvat, un accordo per l'acquisto di 100 moduli abitativi con i quali la Caritas croata fornirà alloggi alle persone colpite dal terremoto, nella zona dell'epicentro.
I moduli sono grandi 18 metri quadrati, sono alti poco più di 2 metri e mezzo, hanno elevate proprietà tecnologiche, sono antisismici, ignifughi e trasportabili, possono essere impilati, due o quattro. La Caritas croata ha ordinato container con quattro unità di ormeggio, completamente attrezzate, di alto livello, con quasi 22 apparecchiature, elettricità, acqua, aria condizionata.
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Il 7 gennaio, è stato l’arcivescovo Giorgio Lingua, nunzio in Croazia, a visitare la diocesi di Sisak, dove sono stati anche il Primo Ministro Plenkovic e l’ex presidente Kolinda Grabar-Kitarovic.