Città del Vaticano , mercoledì, 6. gennaio, 2021 10:39 (ACI Stampa).
È il giorno dell’Epifania del Signore, il giorno dell'annuncio del calendario liturgico, proclamazione della Pasqua, che quest'anno cade il 4 aprile. Papa Francesco, dopo un piccolo stop a causa di una sciatalgia, celebra la Messa nella Basilica Vaticana.
Nell'omelia il Papa riflette sul verbo "adorare", lo stesso che usa l'Evangelista Matteo per indicare cosa fecero i Magi alla vista del Signore, appena nato. "Oggi, pertanto, ci mettiamo alla scuola dei Magi, per trarne alcuni insegnamenti utili, come loro, vogliamo prostrarci e adorare il Signore", dice Francesco.
"Adorare il Signore non è facile, non è un fatto immediato: esige una certa maturità spirituale, essendo il punto d’arrivo di un cammino interiore, a volte lungo. Non è spontaneo in noi l’atteggiamento di adorare Dio. L’essere umano ha bisogno, sì, di adorare, ma rischia di sbagliare obiettivo; infatti, se non adora Dio, adorerà degli idoli, e invece che credente diventerà idolatra", inizia cosi Papa Francesco.
Poi Francesco si sofferma su tre espressioni della Liturgia di oggi: “alzare gli occhi”, “mettersi in viaggio” e “vedere”.
La prima espressione, alzare gli occhi, ce la offre il profeta Isaia. "È un invito a mettere da parte stanchezza e lamentele, a uscire dalle strettoie di una visione angusta, a liberarsi dalla dittatura del proprio io, sempre incline a ripiegarsi su sé stesso e sulle proprie preoccupazioni. Per adorare il Signore bisogna anzitutto “alzare gli occhi”: non lasciarsi cioè imprigionare dai fantasmi interiori che spengono la speranza, e non fare dei problemi e delle difficoltà il centro della propria esistenza", spiega il Papa.