Carpi , venerdì, 1. gennaio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Abbiamo concluso questo anno drammatico con le immagini, per rimanere vicino a noi, del pesante scisma che ha colpito la Croazia e con le notizie delle continue violenze, per non dire persecuzioni, di cui sono oggetto persone ed istituzioni cristiane, in diversi paesi europei.
L’esperienza che stiamo vivendo, segnata da fatica e grande dolore, provoca la ragione umana a trovare una risposta ad un interrogativo che ormai è divenuto ineliminabile: tutta la nostra vita si esaurisce dentro al tempo? L’uomo è prigioniero del tempo? Siamo costretti a navigare sempre a vista oppure abbiamo la possibilità di orientarci verso un porto definitivo e sicuro?
Queste domande sono ineliminabili alla ragione perché nel corso dell’anno che si è appena concluso, a causa del covid - la cui origine resta un enigma - è stata distrutta la pretesa dell’uomo, di potersi sostituire a Dio, rinnegando, così, l’unica vera certezza, la sola base del sapere, e cioè il riconoscimento che l’esistenza non è da noi, ma dono.
L’utopia, che ci portava a crederci “autosufficienti” e fautori del nostro destino, è stata sostituita, per cacciare dalla mente i pensieri sul nostro destino mortale, da due posizioni. La prima è il ritorno ad una visione fatalista della vita, che un amico ha espresso con la crudezza di queste parole: “chi tra le due disgrazie (covid o terremoto) ci ammazzerà?”. La seconda esprime, invece, la visione retorica di chi fa appello alla volontà di ricominciare o continua a ripeterci che tutto, comunque, andrà bene.
Ben diverso è l’atteggiamento della Chiesa, la quale si congeda dall’anno che si conclude con il “Te Deum”, un canto di lode e di ringraziamento, con il quale essa si ostina a proclamare al mondo che Dio si è fatto uomo per salvarci. C’è dunque, Qualcuno, che se accolto, è capace di dare senso a tutto perché in grado di farci risorgere ed approdare ad una meta di bene. "In Te abbiamo sperato". In Te, Signore, - riaffermiamo questa sera - è la nostra speranza.