Città del Vaticano , giovedì, 31. dicembre, 2020 17:30 (ACI Stampa).
“Potrebbe sembrare forzato, quasi stridente ringraziare Dio al termine di un anno come questo, segnato dalla pandemia. Pensiamo alle famiglie che hanno perso uno o più membri, a coloro che sono stati malati, a quanti hanno patito la solitudine, a chi ha perso il lavoro…”
Nella omelia che Papa Francesco ha preparato per la celebrazione del Te Deum alla vigilia della Solennità della Madre di Dio la domanda è quella di tutta l’ umanità: si può rendere grazie nella sofferenza?
La omelia di Papa Francesco è stata letta dal Decano del Sacro Collegio, il cardinale Giovanni Battista Re. Una grave sciatalgia ha impedito al Papa di essere in Basilica per la celebrazione dei Primi Vespri. “Ai nostri “perché” più angosciosi nemmeno Dio risponde facendo ricorso a “ragioni superiori”- scrive il Papa- e se il suo Figlio si è fatto uomo, è per l’immensa compassione del cuore del Padre”. La compassione del Buon Samaritano. Il Papa citala sua parabola preferita: “ Qui, sì, forse possiamo trovare un “senso” di questo dramma che è la pandemia, come di altri
flagelli che colpiscono l’umanità: quello di suscitare in noi la compassione e provocare atteggiamenti e gesti di vicinanza, di cura, di solidarietà”.
Atteggiamenti che il Papa ritrova nelle vita della città di Roma. Per questo, scrive, “rendiamo grazie a Dio: per le cose buone accadute nella nostra città durante il lockdown e, in generale,