Roma , venerdì, 25. dicembre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Il significato cristiano del Natale è un fatto storico: Gesù è esistito.
Ci sono prove cogenti della sua esistenza, nonostante non appartenesse alle élite della storia. Se della vita dell’imperatore Tiberio (sotto il cui regno Gesù è stato messo a morte) abbiamo tracce nei testi di Svetonio e Tacito, vissuti quasi un secolo dopo il sovrano, della vita di Gesù abbiamo racconti in realtà più ravvicinati nel tempo, di pochi anni dopo la sua morte (nelle lettere di san Paolo e poi nel resto del Nuovo Testamento). Di Tiberio e di altri grandi della storia abbiamo anche altre testimonianze (dalle monete alle epigrafi), ma di “popolani” non abbiamo tracce di questo genere. La vera eccezione è proprio Gesù.
La sua vita, di abitante di una remota provincia dell’impero romano, di uno dei tanti indigeni delle periferie imperiali, è raccontata da non pochi, non molto tempo dopo la sua morte. Già questo è un fatto eccezionale. Chi mai ha raccontato la storia di un uomo qualunque? Nessuno, per l’appunto. Di quelle lontane epoche si hanno storie solo di uomini e donne eccezionali. Infatti, al di là di considerazioni di fede, si tratta di un personaggio che ha avviato un movimento religioso e culturale che non ha cessato mai di esistere, con un impatto storico globale, rilevante sin dagli inizi.
Se pensiamo alle prime testimonianze scritte, notiamo sin da subito la manifestazione di un movimento ”internazionale”: come si poteva costruire sul nulla una rete del genere? Come inventarsi una storia mai accaduta? Basata per giunta su un evento di pochi anni prima? Non è fattibile. Infatti, di lui non potranno far meno di parlarne anche fonti non cristiane del I secolo, come Giuseppe Flavio.
C’è un fatto storico alla base del Natale: Gesù è esistito. Si è poi gradualmente manifestata una esigenza interna al cristianesimo, relativa alla necessità di individuare le date della sua vita, lette in maniera teologica, per poterle celebrare.