Prima di tutto sono testimonianza della gente miracolata tramite l’intercessione di Giovanni Paolo II partendo dalle due donne: la suora francese Marie Simon-Pierre Normand, colpita dal morbo di Parkinson, la stessa malattia del Papa, nel 1998 e miracolosamente guarita da Wojtyla e Floribeth Mora Dìaz, la donna costaricense la cui guarigione miracolosa dall’aneurisma dell’arteria del cervello ha aperto la strada per la canonizzazione. Vedere e parlare con queste persone che tanti anni fa soffrivano di malattie incurabili faceva impressione. Parlando con mons. Oder abbiamo saputo che ancora oggi la gente scrive per segnalare dei miracoli che, ovviamente, non vengono analizzati perché non servono più alla causa di canonizzazione. L’ex-postulatore ci ha svelato che ha ricevuto circa 15 mila lettere che segnalavano grazie straordinarie ricevute dalla gente che pregava Giovanni Paolo II.
Un’altro gruppo sono persone che grazie a Giovanni Paolo II hanno scoperto la fede o la vocazione. Per esempio, abbiamo intervistato un professore di un’Università pontificia, un religioso che prima era ateo e ha scoperto la fede grazie al Papa: aveva cominciato a leggere gli scritti di Giovanni Paolo II e si è reso conto che questa era la strada della sua vita.
Ho parlato anche con le suore negli Stati Uniti che hanno un carisma particolare: condividere la devozione a san Giovanni Paolo II e portare alla gente la reliquia del Suo sangue. Vanno con la reliquia nelle varie chiese negli USA ed anche in America Latina e durante l’esposizione e l’adorazione succedono le cose straordinarie che raccontiamo nel film.
Quale storia Ti ha colpito di più tra quelle riportate nel film?
Per me le esperienze più forti sono stati gli incontri con due miracolate prese in considerazione durante il processo di beatificazione e canonizzazione. Mi rendevo conto che, secondo la scienza medica, non dovevano vivere invece vivono. Ho notato anche la loro grande serenità.
Rimanevo stupito anche davanti a tanti miracoli “provocati” dalla reliquia del sangue di Giovanni Paolo II.
Hai incontrato tante persone e hai raccolto tante testimonianze su Giovanni Paolo II. Chi è per la gente Papa Wojtyla?
C’è la gente che lo percepisce come un grande personaggio che ha influenzato la storia del mondo, un eroe dei diritti umani, ma la maggioranza delle persone lo vedono come un uomo di Dio che ha difeso un modo particolare la famiglia e la vita: Giovanni Paolo II ha capito che la più grande sfida per la Chiesa oggi è appunto la difesa della famiglia.
Perché hai dato al tuo documentario il titolo: “John Paul II is Still Alive”?
Perché Giovanni Paolo II continua ancora oggi a cambiare la vita della gente attraverso i miracoli, le grazie e le conversioni. Ho notato che il Papa aiuta “dall’alto” in modo particolare le coppie che hanno difficolta nell’avere figli. Anche le persone con i problemi di disoccupazione. Perciò influenza le nostre vite, è sempre vivo.
Da qualche tempo stiamo assistendo ai meschini e ingiustificati attacchi alla figura di Giovanni Paolo II, anche da parte di certi ambienti cattolici. Tu che hai visto le prove della sua santità (grazie e miracoli), cosa risponderesti a questi attacchi rivolti a san Giovanni Paolo II?
Prima di tutto, bisogna ricordare alla gente la vera figura di san Giovanni Paolo II e la grande eredità del suo insegnamento. Ma questi attacchi mi fanno pensare che spesso accanto ai grandi santi c’è la presenza del male. Anche accanto a Gesù c’era una figura come Giuda, ma non possiamo dire che la presenza di Giuda “oscura” la santità di Gesù. Gesù incontrava tanti peccatori e malfattori e non tutti si sono convertiti. Dio permette che accanto al buon grano cresce anche la zizzania. I santi vivono nel mondo allora hanno accanto a sé anche delle persone cattive. Legare il male fatto dalle persone che collaboravano con Giovanni Paolo II alla sua santa figura è come addossare la cattiveria di Giuda alla figura di Gesù, che sarebbe assurdo. Come attorno a Gesù appare il satana, anche attorno ai grandi santi girano i demoni.
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L’intervista in polacco è stata pubblicata nel settimanale “Niedziela”