Roma , sabato, 19. dicembre, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Ci avviciniamo alla festa della nascita di Gesù che ci fa entrare in quella grotta per “gustare” il vero senso del Natale. Un Natale diverso, dicono in tanti, ma sempre un Natale di speranza. Dio si fa uomo e viene a “vivere” accanto a noi. Come può non essere un Natale di speranza nonostante la pandemia e le sofferenze causate?. Una speranza richiamata da tanti vescovi italiani che in questi giorni stanno scrivendo ai fedeli indicando anche alcune iniziative di particolare significato.
Qualche settimana fa ne abbiamo citato alcune.
Tra le tante quella promossa dai vescovi della Basilicata che invitano a suonare, a mezzanotte, le campane a festa e accendere lumini alle finestre. Un pensiero che “possa essere di incoraggiamento e di fiducia, nonché di sincera vicinanza ai sofferenti, alle famiglie provate, agli operatori sanitari, ai responsabili delle istituzioni”. Per il vescovo di Ivrea, Edoardo Cerrato celebriamo il Natale, quest’anno, nel “tempo triste in cui l’epidemia del Covid-19 continua a seminare paura, abbatte gli animi, demoralizza, crea problemi, mostra conseguenze gravi in molti aspetti del vivere sociale e ne lascia intravedere anche per il futuro”. “Ma – spiega - è il Natale di Gesù Cristo, l’evento della nascita del Salvatore quello che noi celebriamo, quale che sia la situazione”. Per il presule il problema “non sono i nostri problemi, ma il non lasciarci stringere nell’abbraccio che Egli ci dona affinché tutto possiamo vivere in modo diverso, anche la dolorosa situazione dell’epidemia che ha messo in ginocchio il mondo. Non abbiamo paura! Alziamo lo sguardo!”.
“Ai motivi di tristezza ‘ordinari’ per un mondo che non ne vuole sapere del Vangelo della fraternità”, scrive il vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa, quest’anno “si aggiungono la fatica e le angosce di singoli e comunità per i morti, i malati, le persone che hanno perso il lavoro, la chiusura di molte aziende” a causa della pandemia. “Dio nel Figlio ha sposato l’umanità e questa alleanza non sarà interrotta nemmeno da una pandemia”. Il Natale invita i cristiani a fare memoria dell’Incarnazione di Dio, che “abita con noi e tra noi”, scrive l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego. “Un Dio, come annuncia il prologo del Vangelo di Giovanni, che – scrive - porta la vita e la luce. Dio porta la vita e il conforto nelle famiglie dei numerosi morti di Covid – ormai quasi 350 sul territorio ferrarese: straziante verità che invita tutti a riflettere sulla nostra umanità, limitata e fragile, e sulla cura della salute. Dio porta la vita nelle fabbriche e nei negozi chiusi. Dio porta la vita nelle scuole dove i banchi sono rimasti vuoti. Dio porta la vita nelle parrocchie che non hanno sentito le grida gioiose e i giochi dei ragazzi. Dio porta la vita nelle strutture per gli anziani che hanno potuto vedere i loro cari rigorosamente dietro un vetro, senza un abbraccio. Dio porta la vita nella città dove solo le luminarie sembrano ricordarci la normalità. È nel Bambino che nasce per noi che Dio ci porta la luce del suo volto, lo sguardo di un Padre di tutti”.