Ginevra , venerdì, 18. dicembre, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Quasi centocinquanta pagine, con varie appendici, delineano quello che deve essere il lavoro del futuro per raggiungere l’obiettivo dello sviluppo umano integrale. Si presenta così il rapporto “Work is care, care is work” (Lavorare è prendersi cura, prendersi cura è un lavoro) oggetto anche di un webinar lo scorso 11 dicembre.
Il rapporto si include nella ricerca “Il Futuro del Lavoro – Il Lavoro dopo la Laudato Si”, e coinvolge diverse sigle cattoliche, tra le quali l’International Catholic Migrationc Commission e la rivista Aggiornamenti Sociali, il tutto sotto l’ombrello dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che nel 2019 ha compiuto il suo centenario.
Il progetto non ha solo l’intenzione di fotografare la realtà come è, quanto piuttosto di spingere per un cambiamento. E infatti, al termine del rapporto, si delineano tre risultati importanti; la costruzione di un network globale ecclesiale che coinvolge altri attori di tipo religioso così come partner nell’ambito del sociale per condividere conoscenza ed esperienze sul futuro del lavoro; la possibilità di fare ricerca e sviluppare abilità in grado di contribuire al dibattito sul futuro del lavoro; lo sviluppo della capacità della rete di far crescere l’attenzione sul tema.
Si tratta, alla fine, di una ricerca con un intento trasformativo, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. “Portando avanti il nostro progetto – si legge nelle conclusioni – abbiamo toccato con mano che il lavoro condiviso per il bene comune, anche su una scala molto piccola, ha un potenziale che va oltre le aspettative”.
Il progetto sul Futuro del Lavoro dopo la Laudato Si è cominciato nel 2016, quando c’erano varie discussioni nei consessi internazionali sulle sfide date dal crisi del cambiamento climatico e dall’impatto che ci sarebbe stato con il cambiamento tecnologico.