Vienna , mercoledì, 16. dicembre, 2020 18:00 (ACI Stampa).
Ampliare hospice e cure palliative, perché “uccidere non diventi routine”. Il Cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, replica così alla decisione della Corte Suprema Austriaca, che va a depenalizzare suicidio assistito e uccisione su richiesta a partire dal 2022. Non è la legalizzazione dell’eutanasia, ma è un passo in avanti fondamentale. E la voce del Cardinale non è isolata: tutti i vescovi si sono espressi con sgomento di fronte all’ipotesi.
Il pronunciamento della Corte Suprema è arrivato quasi inaspettato sull’Austria che orgogliosamente non aveva mai aperto ad ipotesi di suicidio assistito. Dopo la terribile esperienza dell’occupazione nazista, non c’era mai stata apertura in Austria per possibili suicidi assistiti. Tanto che l’arcivescovo Franz Laeckner, presidente della Conferenza Episcopale Austriaca, non ha mancato di far notare che la decisione della Corte Suprema rappresenta “una rottura culturale con la precedente protezione incondizionata delle persone alla fine della vita”.
La Corte Suprema è arrivata al pronunciamento a seguito di quattro ricorsi, sostenuti dall’associazione svizzera per l’eutanasia Dignitas, che chiedevano che i due paragrafi del Codice Penale che trattano “l’omicidio su richiesta” e il “Suicidio assistito” venissero rivisti sulla base di una decisione analoga che la Corte Costituzionale Federale Tedesca a inizio anno.
L’11 novembre, la Corte Austriaca ha così stabilito che era “incostituzionale” vietare ogni forma di assistenza al suicidio, perché questo divieto violerebbe il diritto all’autodeterminazione. L’eutanasia resta esclusa, ma a partire dal 1° gennaio 2022, il suicidio assistito sarà possibile a precise condizioni.
La reazione del Cardinale Schoenborn non si è fatta attendere. L’arcivescovo di Vienna ha notato che la sentenza aumenterà la pressione su anziani e malati perché “si tolgano di mezzo suicidandosi”, ha auspicato che il Parlamento “cerchi buone soluzioni con saggezza”, che le strutture ospedaliere e palliative vengano ampliate perché “uccidere non diventi routine”.