Città del Vaticano , lunedì, 14. dicembre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Roma. Piazza San Pietro. La piazza del Bernini si apre davanti a noi: il colonnato ci avvolge nella sua monumentale bellezza. Le figure del Presepe 2020, da poco inaugurato, sono al centro della piazza, destando stupore, meraviglia e curiosità nell’opinione pubblica. Per poter comprendere meglio quest’opera, “Aci stampa” ha chiesto una riflessione sul Presepe di Castelli al Dottor Ottavio Bucarelli, Pro-Direttore del Dipartimento dei Beni Culturali presso la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana.
Dottor Bucarelli, ci aiuta ad entrare in quest’opera, con il suo sguardo?
Il Presepe, in argilla refrattaria, fu realizzato dai docenti e dagli studenti dell’Istituto d’arte “F. A. Grue” di Castelli (Teramo), nel decennio tra il 1965 e 1975, raggiungendo il numero complessivo di 54 figure, le cui dimensioni e numero suggeriscono il giusto appellativo di “Monumentale”. Di queste, solo alcune sono presenti oggi in piazza S. Pietro. Il Presepe fu esposto già a Roma nel 1970, poi a Gerusalemme, Betlemme e Tel Aviv.
Il progetto del Presepe Monumentale di Castelli, per poter essere compreso, si deve contestualizzare all’interno del periodo storico e dell’ambiente in cui è stato realizzato. Gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, sono stati anni di fermento politico, culturale e religioso, che hanno informato le istanze artistiche legate alla sperimentazione e all’innovazione, per abbandonare le forme tradizionali di rappresentazione figurativa a favore dell’astrazione. Da questo punto di vista è del tutto legittimo che all’interno di un istituto d’arte, luogo dello studio delle antiche tecniche, ma anche della proposta innovativa in campo artistico, vengano sperimentate nuove vie, che oggi ai nostri occhi possono essere percepite in rottura con la consolidata tradizione della raffigurazione della Natività. È necessario quindi ricondurre a quella realtà storico-artistica la nostra riflessione e guardare con quegli occhi i manufatti realizzati.
Parliamo un attimo della funzione dell’arte presepiale, in genere. E poi, nel particolare, cerchiamo di rapportarci a questo che abbiamo di fronte. Possiamo parlare di due concezioni diverse .