Città del Vaticano , lunedì, 7. dicembre, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Otto dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione. Ogni volta che ci troviamo di fronte a questo dogma, proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla “Ineffabilis Deus”, ci sentiamo un po’ smarriti. Dobbiamo confessarlo. Di fronte alla grandezza dell’Immacolata, ci sentiamo piccoli.
Aci Stampa ha chiesto a Padre Josip B. Percan , Presidente della Commissione Scotista Internazionale, di aiutarci a comprendere meglio questo ineffabile mistero. E lo facciamo attraverso l’approfondimento della teologia di Duns Scoto, una delle figure più illustri che si è addentrato nella spiegazione dell’Immacolata Concezione.
Presidente Percan, Giovanni Paolo II definì Duns Scoto il “Cantore del Verbo Incarnato e difensore dell’Immacolato Concepimento di Maria”. Il verbo cantare ricorda - in una certa misura - la "lode". E nel pensiero francescano, tale termine, ha una connotazione ben precisa. In sintesi: non poteva che essere francescano il "cantore dell'Immacolata"?
A questo proposito mi sembra utile fare alcune puntualizzazioni. È innegabile l’esistenza secolare d’una coltivazione piuttosto intensa della devozione verso la Vergine Immacolata nelle comunità d’ispirazione e guida francescana, il che, ovviamente, non vuol dire che anche gli altri non abbiano ammirato ed onorato colei che meritò il celestiale saluto dell’angelo Gabriele: “Ave, piena di grazia...”. Parallelamente alla fede e alla devozione popolare, il Medioevo, in particolare la scolastica aurea (nella seconda metà del XIII secolo), sviluppò la tendenza o forse meglio l’ambizione di dare una spiegazione o giustificazione teologica (quindi razionale) della devozione mariana radicata nel popolo cristiano. In altre parole, il “sensus fidelium” ha alimentato il pensiero teologico dei grandi Maestri, il che, di certo, (lo ripeto) non è stato un’esclusiva della “scuola francescana”, la quale tuttavia primeggiò, ed in essa il pensiero del Beato Giovanni Duns Scoto rappresentò una vera punta di diamante! La formula “potuit, decuit, ergo fecit”, maturata nella tradizione francescana medievale permette agli occhi del credente cristiano di abbracciare in uno solo sguardo tutto lo splendore dell’Amore eterno di Dio, che creò il mondo e le sue meraviglie per mezzo del suo Verbo, di cui la più sublime opera è proprio l’Incarnazione stessa del Verbo divino, nato da Maria, Madre Immacolata, “piena di grazia”, ossia preservata da ogni ombra del peccato...
“Cristo esercitò il più perfetto grado possibile di mediazione relativamente a una persona per la quale era mediatore. Ora per nessuna persona esercitò un grado più eccellente che per Maria. Ma ciò non sarebbe avvenuto se non avesse meritato di preservarla dal peccato originale”. Così Duns Scoto, nei suoi scritti. Dunque, affrontiamo - insieme - il tema del peccato. Uno temi più "scottanti", diciamo pure così. Possibile una spiegazione in poche parole, possibile riassumere un concetto così grande?