New York City, New York , mercoledì, 25. marzo, 2015 11:51 (ACI Stampa).
Il ruolo della donna si gioca in famiglia. Perché è solo a partire della famiglia che si può lavorare per sradicare la povertà. In un breve discorso di fronte alla 59esima Sessione della Commissione ONU sulla condizione delle donne, l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanetne della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, sottolinea che numerose relazioni della Segreteria Generale hanno sottolineato la centralità della famiglia per lo sradicamento della povertà e lo sviluppo sostenibile.” E poi annuncia la disponibilità di Papa Francesco a “a lavorare con tutti coloro che cercano ogni giorno di costruire un mondo che tratti concretamente le donne come uguali, nella diversità dei doni e delle forze, per il bene comune più grande di tutti”.
L'intervento di Auza ha avuto luogo il 13 marzo scorso, ed ha toccato temi come la povertà delle donne, la necessità di garantire maggiore accesso all’istruzione, ma ha anche lodato l’impegno delle donne nello sradicare la povertà. Ma l’intervento della Santa Sede non si è fermato qui. Nel corso della sessione (che è durata dal 9 al 20 marzo) la Santa Sede ha organizzato uno dei cosiddetti “side events” (eventi laterali) tutto dedicato al genio femminile. Un modo tacito di sottolineare che l’emancipazione della donna non passa per i cosiddetti diritti alla salute sessuale riproduttiva (un eufemismo per nascondere il diritto all’aborto), ma attraverso la valorizzazione delle sue differenze e qualità.
Non a caso, la famiglia diventa centrale. Dice l’Ossevatore: “Diversi studi hanno dimostrato che strutture familiari fragili e il declino del matrimonio tra i poveri sono collegati in modo molto stretto alla povertà tra le donne. Le madri single vengono lasciate sole a crescere i bambini. Molte madri in situazioni di difficoltà non riescono a mandare i figli a scuola, facendoli così entrare nel circolo vizioso della povertà e dell’emarginazione. Sebbene i governi e la società non creino famiglie, hanno però ruoli fondamentali da svolgere nel sostenere famiglie sane e favorire il ruolo genitoriale.”
Il discorso dell’arcivescovo Auza prende le mosse dall’idea di una agenda di sviluppo post-2015, mette in luce che “ci sono stati progressi notevoli a favore della causa delle donne in molti Paesi, specialmente negli ambiti dell’educazione, della rappresentanza politica e della partecipazione economica,” e che “le donne, sempre più, stanno anche guidando importanti sforzi pubblici e privati per portare rimedio alla discriminazione, alleviare la povertà e affrontare una miriade di altre sfide con le quali oggi si confrontano le donne.”
Eppure – sottolinea l’Osservatore Permanente della Santa Sede – “ancora troppe donne continuano a doversi confrontare con la discriminazione e con molte forme di violenza per il solo fatto di essere donne.”