Roma , martedì, 1. dicembre, 2020 13:00 (ACI Stampa).
Non solo lo sguardo su Siria, Iraq, Ucraina orientale, Terra Santa, Libano, Etiopia ed Eritrea, ma anche sull’Armenia, per le vittime del conflitto in Nagorno Karabakh, sono oggetto della preghiera del Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali. Perché – sottolinea – “nessun dolore o umiliazione rimangono lontani dal cuore di Dio”.
Il Cardinale Sandri ha celebrato messa nella Basilica dei Santi Apostoli il 30 novembre. È la festa di Sant’Andrea, il primo chiamato, ed è anche dies orientalis, giorno dedicato alle Chiese di Oriente di cui il santo è protettore. Così, mentre c’è una delegazione del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani che vola ad Istanbul, al Fanar, per celebrare con il Patriarcato ecumenico, a Roma c’è questa celebrazione tradizionale che comincia la Novena dell’Immacolata Concezione.
“Sospinti dallo zelo missionario dell’Apostolo – dice il Cardinale Sandri - ci facciamo idealmente pellegrini in tutte le terre del mondo da cui si leva un grido che chiede sollievo dal flagello della pandemia, in modo particolare quelle messe a dura prova dal già difficile contesto di povertà o guerra”.
Dopo un ricordo dei frati minori conventuali, che reggono la Basilica, e della particolare benevolenza loro accordata da Papa Francesco (Marco Tasca, già ministro generale, è ora arcivescovo di Genova; Mauro Gambetti, già custode del Sacro Convento, è ora cardinale), il Cardinale guarda alle letture del giorno.
In particolare, lo colpisce il tema dell’ascolto, e questo si vede nella chiamata di Andrea, del fratello Simon Pietro e poi dei figli Zebedeo, Giacomo e Giovanni, che “alla voce del Signore, lasciano tutto e lo seguono”. Eppure “in tutti loro si è aperta una ferita nella sequela nei giorni della Pasqua: chi lo ha rinnegato, come Pietro, chi è fuggito per paura e per lo sconvolgimento di Messia che si era lasciato arrestare e crocifiggere”.