Città del Vaticano , lunedì, 30. novembre, 2020 18:00 (ACI Stampa).
In un mondo frantumato c’è una nostalgia di riconciliazione. Da questo parte la riflessione della sesta assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Era il 29 settembre del 1983. Il 29 ottobre l’Assemblea si chiude con una Via Crucis di tutti i padri Sinodali che come ricorda Giovanni Paolo II nella messa finale fa si che “Mediante la meditazione della Passione di Cristo ci siamo inseriti nella corrente dell’Anno della Redenzione, che si va manifestando nelle singole Chiese. In Roma ci incontriamo con essa nelle parrocchie, nelle singole Basiliche della città, e in particolare in San Pietro”.
Il 25 marzo si era aperto l’ Anno Santo della Redenzione, indetto con poco tempo di anticipo e dopo la decisione del tema del sinodo, spiega Giovanni Paolo II: “L’idea dell’Anno della Redenzione è posteriore alla decisione di convocare il Sinodo sul tema: “Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa”. In pari tempo è difficile non osservare che queste due iniziative si completano vicendevolmente in modo particolare. L’incontro di esse deve essere riconosciuto come una circostanza provvidenziale. In questo modo il Sinodo scaturisce in un certo senso da ciò di cui, nell’Anno della Redenzione, cerca di vivere la Chiesa, e al tempo stesso il Giubileo straordinario trova nei lavori del Sinodo un particolare approfondimento teologico e pastorale”.
Un anno dopo, il 2 dicembre del 1984 per la prima volta nel tempo dei sinodi moderni, il Papa firma un documento chiamato Post- sinodale. Una Esortazione Apostolica Reconciliatio et pænitentia, che mette insieme il materiale del Sinodo.
221 padri Sinodali erano stati guidati nel lavoro da tre Presidenti Delegati: il cardinale Joseph Cordeiro, Arcivescovo di Karachi in Pakistan; il cardinale Timothy Manning, Arcivescovo di Los Angeles e il Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Segretario Generale del Sinodo era Jozef Tomko, Arcivescovo tit. di Doclea e Relatore generale Iil cardinale Carlo Maria Martini, S.I., Arcivescovo di Milano, infine Segretario Speciale Padre José Saraiva Martins, C.M.F., Rettore della Pontificia Università Urbaniana. Nomi che hanno segnato il pontificato di Giovanni Paolo II e anche la sua successione.
Riconciliazione era una parole significativa per il Papa che in quel periodo viaggiava moltissimo e portava il tema nei paesi dilaniati della guerre.