Parigi , sabato, 28. novembre, 2020 12:30 (ACI Stampa).
Continua il braccio di ferro tra i vescovi francesi e il governo sulle restrizioni alla partecipazione alle celebrazioni religiose a causa della pandemia. Dopo aver già ricorso per i nuovi provvedimenti di lockdown, i vescovi francesi si appellano contro la decisione recente di ammettere solo un massimo di 30 fedeli alle celebrazioni, indipendentemente dalla grandezza della chiesa.
L’appello dei vescovi di Francia si inserisce in una cornice di provvedimenti contro il coronavirus che hanno particolarmente interessato i temi della libertà di culto. In questa settimana, negli Stati Uniti, la Corte Suprema si è dovuta pronunciare sulle restrizioni dello Stato di New York alle celebrazioni, stabilendo che sono contro la libertà religiosa. In Irlanda, invece, è arrivata la notizia che dopo mesi di chiusura, dall’1 dicembre le Messe potranno di nuovo avere luogo con la partecipazione dei fedeli. In Italia, ci sarà un Consiglio Permanente straordinario dei vescovi il prossimo 1 dicembre, per valutare ulteriormente la situazione, anche alla luce del coprifuoco alle 22 che costringerebbe ad anticipare l’orario della Messa di mezzanotte.
Forti anche delle proteste dei fedeli, che dopo il primo provvedimento di confinement di metà ottobre sono scesi in piazza a pregare davanti le cattedrali, la Conferenza Episcopale Francese ha deciso di prendere una posizione nette. “Nella sua dichiarazione di giovedì 26 novembre – scrive una nota della Conferenza Episcopale Francese – il Primo Ministro ha annunciato un numero massimo di 30 persone ammesse alla partecipazione delle celebrazioni religiose a partire da domenica (29 novembre, ndr). Questo indicatore non è né comprensibile né accettabile così come è”.
Per questo, scrivono ancora i vescovi francesi, “il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Francese ha deciso di sottoporre al Consiglio di Stato un rapporto sulla libertà, ritenendo i vescovi che hanno il dovere di garantire la libertà di culto nel nostro Paese”.
I vescovi hanno sottolineato che hanno preso questa decisione considerando “le numerose reazioni ricevute dai fedeli, compresi quelli di altre religioni”.