Fino al sacrificio della vita.  Il “mandato” di chi viene investito della porpora cardinalizia è sicuramente questo, ossia essere pastori pronti a dare la vita per il proprio gregge, su imitazione del Divino Pastore. Bisognerebbe ricordarlo sempre, anche ora che siamo alla vigilia di un nuovo concistoro con il collegio cardinalizio che dovrà riunirsi in modo “inedito”, a causa  della pandemia, e le nuove nomine di cardinali. AL di là della stretta attualità e della ritualità dell’avvenimento, le sue ripercussioni sul governo della Chiesa, questa può essere l’occasione per percorrere gli ultimi centodieci (e oltre)  anni di storia dei concistori, per comprenderne meglio il significato e la portata. Ecco allora perché leggere il libro di Marco Mancini, dal titolo significativo “Usque ad sanguinis effusionem. I Cardinali di Santa Romana Chiesa da Pio X a Francesco” .

Ricostruire la storia dei concistori, attraverso i nomi e le vicende personali di questi principi della Chiesa, non significa fare semplicemente mettere insieme “un elenco di persone investite di onore>, ma è soprattutto tracciare “la geografia del progressivo allargamento delle comunità cristiane, e il riconoscimento della loro fede, e della testimonianza che spesso ha chiesto il sangue che la porpora esprime in modo simbolico e severo per chi ne è rivestito”, come spiega nell’introduzione al volume il cardinale Angelo Bagnasco, il quale sottolinea appunto che “il testo, in modo intelligente e opportuno, elenca i Cardinali martiri e santi che restano esempio luminoso dell’aver vissuto in modo eminente il dono ricevuto. Ogni onore, infatti, è riconoscimento di capacità e di merito, ma – nello stesso tempo – è compito e dovere per vivere all’altezza dell’onore, ma soprattutto della responsabilità che ne consegue; del dovere di rispondere a chi lo ha dato, al popolo per il quale si è insigniti, alla propria coscienza davanti a Dio”.

Scorrere questa lunga fila di nomi e di date significa far scorrere gli anni e le vicende storiche, attraverso esistenze spesso esemplari, drammatiche. Ecco allora che ci vengono incontro le figure di coloro che diventeranno grandi Pontefici, santi, beati, martiri. La storia della Chiesa ci appare nella sua luce più forte e chiara che effonde da queste vite passate alla storia. Ecco l’arcivescovo di Milano Achille Ratti, il futuro Pio XI, che ha presieduto ben 17 concistori, creando complessivamente 76 nuovi cardinali e ha dovuto affrontare le nere nubi delle dittature, delle ideologie elette a sistema, i loro orrori, i funesti presagi di guerra. E poi, via via, i grandi Pontefici del Novecento, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo V, Giovanni Paolo I Giovanni Paolo II. Fino agli ultimi due, Benedetto XVI e Francesco – che finora ha creato 88 nuovi cardinali - con i quali siamo entrati nel Terzo Millennio.

E si affollano, in queste pagine che sono anche un utile strumento di studio e di lavoro,  le tante figure di santi e di martiri, abbiamo detto, tanto che  a conclusione del saggio, sono ricordati proprio loro. Ricordiamo Alfredo Ildefonso Schuster, cardinale nel 1929 con Pio XI, beatificato nel maggio 1996, Clemens August von Galen, vittima dei nazisti, beatificato nel 2005, insieme a Montini, Roncalli, Wojtyla,  e la lunga lista di perseguitati, che alla lettera hanno interpretato il loro mandato: pronti a versare il proprio sangue per la Chiesa e il popolo di Dio. Questi principi della Chiesa hanno affrontato privazioni, carcere, isolamento, torture, la morte. E’ quello che è accaduto al cardinale Jozsef Mindszenty, primate d’Ungheria, durante gli anni bui della Cortina di ferro, ed è successo al cardinale Viktor Stepinac, arcivescovo di Zagabria, condannato dal regime comunista jugoslavo per eversione contro lo Stato, l’arcivescovo di Varsavia, Wyszynski, così vicino al futuro papa e santo Giovanni Paolo II. Dall’Est dell’Europa nella morsa dei regimi comunisti, all’Asia, nelle tormentate esistenze del cardinale Paul Yu Pin, arcivescovo di Nanchino, perseguitato prima dai giapponesi, quando nel 1937 avevano occupato Nanchino, poi dal  regime comunista cinese. Fino al vietnamita cardinal Van Thuan, arrestato anch’egli dal regime comunista del Vietnam nel 1975 e liberato nel 1988: ha vissuto nove anni in isolamento, ma non ha mai smesso di essere certo  che la sua missione continuava, anche nelle tenebre assolute della prigione, della solitudine, delle torture, riuscendo a sciogliere anche il cuore dei suoi carcerieri.