Città del Vaticano , sabato, 28. novembre, 2020 11:00 (ACI Stampa).
Aiuto alla Chiesa che Soffre torna a esaminare il dramma della persecuzione anticristiana con uno studio intitolato “Libera i tuoi prigionieri. Un rapporto sui cristiani ingiustamente detenuti per la loro fede”. La prefazione è significativamente firmata da Asia Bibi.
La donna pakistana, simbolo internazionale dell’ingiusta detenzione causata dall’avversione al cristianesimo, nonostante perduranti minacce alla vita propria e dei familiari ha meritoriamente deciso di impegnarsi per dare voce a quanti ancora oggi non vedono alcuna luce all’orizzonte.
Il rapporto sull’ingiusta detenzione dei cristiani esamina sia l’azione dei governi sia quella delle organizzazioni estremiste. Gli scenari descritti comprendono le prigionie per motivi di coscienza, le detenzioni arbitrarie, i processi ingiusti, le condizioni carcerarie inadeguate, i casi di tortura e la pressione per indurre ad abbandonare la fede.
Ogni mese, nei 50 Paesi più a rischio, si stima venga imprigionata ingiustamente una media di oltre 300 cristiani. Il rapporto esamina, senza pretesa di esaustività, i Paesi più colpiti, tra i quali emergono i seguenti.
In Nigeria il sequestro di cristiani rappresenta il fenomeno più grave. Ogni anno più di 220 fedeli vengono rapiti e imprigionati ingiustamente da gruppi di miliziani jihadisti. I sequestri di persona a scopo di riscatto sfociano spesso in uccisioni di sacerdoti protestanti e cattolici. In Pakistan annualmente si verificano circa 1.000 casi di conversioni forzate di ragazze e giovani donne cristiane e indù. Esiste un problema simile in Egitto, dove giovani donne cristiane copte vengono rapite e costrette a sposare i loro rapitori non cristiani. Secondo alcune fonti almeno due o tre ragazze scompaiono ogni giorno a Giza, per cui il numero di casi portati all’attenzione pubblica risulta significativamente inferiore a quello effettivo dei rapimenti.