Erevan , giovedì, 26. novembre, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Cosa sarà delle memorie storiche armene in Nagorno Karabakh? L’allarme per un “genocidio culturale” che andrebbe a cancelare trace della presenza multisecolare degli armeni nella regione è stata lanciata più volte, ed ora ha anche un avvocato d’eccezione, il Consiglio Mondiale delle Chiese. Allo stesso tempo, proseguono I danneggiamenti di edifici. Particolarmente importante il vandalism della chiesa di San Giovanni Battista lo scorso 10 novembre.
L’Ambasciata di Armenia presso la Santa Sede non ha usato mezze misure, chiedendo ai partner di condannare le azioni e ricordando che “le azioni dell’Azerbaijan mostrano una politica decennale di erosione di tutte le tracce di presenza armena nella storica terra dell’Artsakh. Per questo, l’ambasciata ha chiesto alla comunità internazionale di “condannare tale inaccettabile comportamento dell’Azerbaijan e di prendere urgentemente iniziative per prevenire tale vandalismo in futuro”.
Immediata anche la condanna dalla Sede Madre di Etchmiadzin. Ed è arrivata anche la condanna dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, organismo nato a Nicosia nel 1974 con lo scopo di facilitare la convergenza con le comunità cristiane mediorientali, e cui aderiscono una trentina di chiese e comunità ecclesiali.
In una lunga dichiarazione, i membri del Consiglio lamentano che il sanguineso accordo raggiunto “non assicura alla regione una pace chiara, sostenibile e durevole”, e chiedono alla comunità internazionale di “vigilare anche sul destino di chiese e monasteri rappresentano ‘l’anima e le pietre’ di quella regione”.
Le pietre sono, ad esempio, i khachkar, le croci di pietra armene che rappresentano una straordinaria testimonianza storica e che sono sempre meno da quando la regione è sotto l’amministrazione azera: ce n’erano 10 mila nel 1920 a Nakhichevan, ne erano rimasti circa 3 mila da quando la zona fu inclusa nel patrimonio UNESCO nel 2000.