Minsk , giovedì, 26. novembre, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Non c’è pace per la Chiesa cattolica in Bielorussia. Mentre continuano le proteste contro le elezioni che hanno portato alla conferma del presidente Aleksandr Lukashenko, e lo stesso presidente chiede una Chiesa nazionale (e probabilmente nazionalizzata), l’ausiliare di Minsk Yury Kasabutsky viene convocato e ammonito dal governo per aver stigmatizzato alcuni arresti in piazza. Il tutto mentre l’arcivescovo di Minsk Tadeusz Kondrusiewicz è ancora in esilio, senza la possibilità di rientrare in patria. Una situazione che ha portato ad un appello di tutti i vescovi di Bielorussia, pubblicato il 25 novembre.
Dal 31 agosto, giorno in cui a Kondrusiewicz su negato l’ingresso in Bielorussia, l’arcivescovo di Minsk ha risieduto in Polonia, dove era andato per una celebrazione mariana, e si era spostato una volta in Lituania, per una altra celebrazione mariana. A fine ottobre, era stato in Vaticano, per parlare della situazione del Paese e della sua situazione personale. La Santa Sede, da subito, ha cercato di fare di tutto per garantire il rientro in patria dell’arcivescovo di Minsk, anche inviando l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri vaticano, per tre giorni in Bielorussia.
Non sorprende, dunque, la commozione di Kondrusiewicz quando, lo scorso 21 novembre, è potuto andare a Vilnius, dove ha detto Messa per la comunità bielorussa in lingua bielorussa in occasione della festa della Madre della Divina Misericordia. Era la seconda volta che poteva celebrare nella sua lingua da quando era in esilio.
Prima della Messa, l’arcivescovo Kondrusiewicz ha notato che la Bielorussia “sta attraversando una crisi socio-politica invisibile che dura da tre mesi, senza fine in vista e che potrebbe sfociare in una guerra civile”.
Per questo, ha chiesto ai fedeli di pregare per la Bielorussia, ricordando che “sappiamo che una società divisa sarà distrutta, come disse Gesù Cristo. E vogliamo che la nostra patria sia viva e felice”.