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Oggi si festeggiano i martiri del Vietnam. Saranno di esempio per i cattolici di Asia?

Furono canonizzati tutti insieme da San Giovanni Paolo II, ma ebbero cause di beatificazione separate. Rappresentano la luce del cattolicesimo in Vietnam

Martiri del Vietnam | Un affresco che riproduce i 117 martiri del Vietnam | Franciscan Media Martiri del Vietnam | Un affresco che riproduce i 117 martiri del Vietnam | Franciscan Media

Padre Thomas Vu Ba Loan prima di morire, affermò solennemente: “Non abbraccio una religione da una terra straniera, rendo solo il culto al Dio di tutti gli uomini”. Il vescovo Feliciano Alonso Phe sottolineò che le armi dei cristiani “non erano pistole e spade, ma fede, preghiera e carità”. Le storie dei martiri del Vietnam, uccisi in odio alla fede tra il 1745 e il 1862, raccontano di un cattolicesimo vivo, presente, indomito. Non si piegò alla persecuzione religiosa allora, non si è piegato in epoca comunista.

Non è un caso che oggi in Vietnam ci sono 7 milioni di cattolici, abbastanza per fare sì che il cattolicesimo abbia un peso non indifferente anche nella società, sebbene minoranza. Non è un caso che il Vietnam si avvia ad essere il primo Paese asiatico di tipo comunista ad aprire relazioni diplomatiche con la Santa Sede, aperte con un tavolo bilaterale diverso tempo fa, con una discussione che a volte sembra lenta, ma che è perlomeno costante, nonostante gli ostacoli.

La festa dei martiri vietnamiti è il 24 novembre, perché fu in questo giorno che tre di loro morirono. Quest’anno, a causa della pandemia, la celebrazione in tutto il Vietnam è stata anticipata al 15 novembre, anche in modo da permettere alle persone di partecipare alla festa di Cristo Re della domenica successiva.

I martiri furono vittime, tra i secoli XVII e XIX, di 50 editti anticristiane che provocarono l’uccisione di circa 130 mila fedeli. I 117 martiri vietnamiti sono stati beatificati nel 1900, 1906, 1909 e 1951, e sono stati poi canonizzati insieme da San Giovanni Paolo II. Il 14 dicembre 1990, con la lettera apostolica Si quidem cunctis, lo stesso Papa li ha dichiarati patroni del Vietnam.

Dei 117 santi martiri, 21 sono missionari stranieri e 96 vietnamiti, e quasi la metà dei vietnamiti erano laici, tra mandarini, ufficiali civili e militari, soldati, uomini di affari dottori, pescatori, falegnami, sarti, fattori. Il protomartire del Vietnam è il beato Andre di Phu Yen, condannato a morte nel 1644, con l’accusa, uguale per tutti gli altri dopo di lui, di essersi uniti ad una religione straniera nel combattere contro il governo e tradire la nazione.

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La verità era diversa. Il cristianesimo era arrivato nel 1533 in Vietnam insieme a padre Alexandre de Rhodes, gesuita, e subito fu riconosciuto come una religione d’amore. I documenti mostrano che i cristiani erano sempre amichevoli tanto da aver vinto le resistenze anche dei cuori più duri, incluse alcune guardie carcerarie che erano incaricati di sorvegliarli. Una di loro disse a John Doan Viet Da (1765 – 98): “Vedo che sei buono e vorrei avere una relazione fraterna con te, ma la tua sentenza di morte sarà presto eseguita. Ti prometto che ti darò una bara, in segno di rispetto”.

I cattolici furono anche patrioti, lavorarono duramente per vivere, e vivere nei valori cristiani, erano leali agli insegnamenti della Chiesa ma erano anche cittadini della loro nazione, che supportavano e rispettavano il governo. E seguitarono a rispettarlo, persino perdonandolo, quando fu proprio il governo a condannarli a morte.

Il cattolicesimo non sono impedisce ai suoi seguaci a combattere contro il governo, ma piuttosto li incoraggia a pregare e contribuire alla sicurezza e prosperità della nazione”, spiegò alle autorità padre Thomas Ngo Tuc Khuong prima di subire la condanna a morte. Francesco Nguyen Van Trung, ufficiale e padre di quattro figli decapitato nel 1858, mostrò il suo patriottismo dichiarando: “Sono cristiano e sono pronto a combattere i nemici della nazione, ma non lascerò mai la mia fede”.

Oggi, i martiri del Vietnam vengono particolarmente ricordati. Il loro coraggio, la loro decisione di rimanere nella fede, può essere una luce per tutti i cristiani in Asia, le cui storie sono in fondo spesso simili.

Come simile è il socialismo, di vari colori, che si è impadronito di questi posti (dalla Cina al Vietnam, passando per il Laos, ma anche parzialmente il Myanmar), simile è l’attacco alla fede cristiana perché considerata una religione straniera, simile la difficoltà ad avere vescovi legittimamente ordinati, cui si è arrivati in Vietnam attraverso un accordo con il governo, come è successo più recentemente in Cina.

Eppure, la storia dei martiri è sempre lì a ricordare che la fede, in Asia, nonostante le persecuzioni più atroci, è sempre riuscita a fiorire. I cattolici sono ancora minoranza, ma sono una minoranza ascoltata e silenziosa. E in Vietnam, forse, questo accade un po’ di più.

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