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L'Anno di Giovanni Paolo II, ai "suoi " cardinali ha chiesto di non avere paura

Le parole nei Concistori pubblici per la creazione di nuovi cardinali

Il Concistoro del 1991 in Aula Paolo VI  |  | Vatican Media Il Concistoro del 1991 in Aula Paolo VI | | Vatican Media

Per Giovanni Paolo II il Concistoro fu davvero uno strumento di governo della Chiesa. Gli appuntamenti per la creazione di nuovi cardinali erano sempre accompagnati da incontri di lavoro che rendevano quelle giornate non solo un festa per la Chiesa ma una vera occasione di sinodalità.

Il primo Concistoro ordinario pubblico il Papa lo volle nei giorni della Solennità dei Santi Pietro e Paolo.

Il 30 giugno in un discorso ai cardinali, in un mondo in cui il comunismo teneva in scacco milioni di cristiani, il Papa parla di “confessione della fede”: “Cristo chiede da noi soprattutto la fortezza di confessare. dinanzi agli uomini, la sua verità, la sua causa, senza tener conto se questi uomini siano benevoli o meno nei riguardi di questa causa, se a questa verità apriranno le orecchie e i cuori o se “li chiuderanno” così da non poter sentire. Non possiamo scoraggiarci dinanzi ad alcun programma di chiusura delle orecchie e dell’intelletto. Dobbiamo confessare ed annunziare nella più profonda obbedienza allo Spirito di Verità. Egli stesso troverà le vie per giungere al profondo delle coscienze e dei cuori”.

Il 2 febbraio del 1983 il Papa creò altri cardinali, ma il Concistoro era già stato riunito per lavorare alle necessità della Chiesa  tanto che il Papa disse: “Già più volte recentemente è capitato che Membri del Sacro Collegio fossero convocati in riunione; da ciò deriva che si accresca l’importanza del medesimo venerando istituto e mi siano offerti validi aiuti a risolvere importanti questioni per l’utilità della Chiesa”.

Il 25 maggio del 1985 nuovo Concistoro che Giovanni Paolo II spiega così: “ Il sacro Concistoro suole essere nella vita della Chiesa un momento singolare, nel quale si celebra l’assemblea di coloro che, secondo una antica istituzione, sono i più vicini consiglieri e collaboratori del successore del beato apostolo Pietro. La vostra presenza è dunque per me motivo di grande gioia, e vi saluto tutti singolarmente con sentimento di fervida dilezione. Appartiene alla natura stessa del cardinale aderire fermissimamente alla Sede apostolica e a colui che detiene l’ufficio supremo di reggere la Chiesa universale; ma questo legame si fa più manifesto quando questo senato della Chiesa stessa si raduna in modo visibile”.

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Il Concistoro del 1988, Anno Santo Mariano, è significativo perché viene proclamata la nuova struttura della Curia Romana. Il Papa lo ricorda ai cardinali: “Nel redigere il documento ho voluto anzitutto che l’immagine della Curia corrispondesse alle esigenze del nostro tempo, ben considerando i cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni.(…) In una parola, la mia preoccupazione è stata quella di andare risolutamente avanti affinché la conformazione e l’attività della Curia corrispondano sempre più alla ecclesiologia del Concilio Vaticano II, siano sempre più chiaramente idonee al conseguimento dei fini pastorali della conformazione della Curia, e vengano incontro in forma sempre più concreta alle necessità della società ecclesiale e civile” (Pastor Bonus, 13)”.

Si arriva al 1991, il mondo intanto è cambiato, è caduto il Muro di Berlino e la indicazione che il Papa da ai cardinali è semplice e fortissima: “ L’uomo è la via della Chiesa: essa vive nel cuore dell’uomo e l’uomo vive nel suo cuore. Per questo ogni umana speranza e sofferenza la concerne e la interpella.

E all’umanità inquieta e preoccupata, affamata di verità e di pace, essa continua ad annunciare ed offrire l’unica salvezza: Gesù Cristo, il Figlio di Dio e della Vergine Maria. Così, mentre l’azione dello Spirito Santo rinnova costantemente il gregge del Signore e rende salda al suo interno la comunione e l’unità, l’impegno dell’evangelizzazione lo spinge verso traguardi apostolici sempre nuovi tra popoli e nazioni di ogni condizione e cultura. Ad ogni credente la Chiesa reca la Buona Novella dell’Amore che redime”.

Nel Concistoro per la creazione di nuovi cardinali di novembre del 1994 Giovanni Paolo II punta sulla sinodalità: “Singolare espressione della comunione ecclesiale, ed in particolare della collegialità episcopale, è senza dubbio il Sinodo dei Vescovi. Il Concilio Vaticano II, come pure il mio venerato predecessore il Servo di Dio Paolo VI, hanno operato attivamente perché tale istituzione acquistasse sempre più vigore e consistenza. Si è registrato così, negli anni del post-Concilio, un provvidenziale sviluppo della dimensione sinodale della Chiesa, i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti. La chiamata alla dignità cardinalizia del Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi va vista, oltre che come riconoscimento alla persona, come un’ulteriore tappa di tale incremento”.

Il 21 febbraio del 1998 alle soglie del Terzo Millennio il Papa dice ai cardinali: “ Conto sul vostro sostegno e sul vostro illuminato ed esperto consiglio per guidare la Chiesa nell'ultima fase della preparazione all'Anno Santo. Spingendo insieme con voi lo sguardo oltre la soglia del Duemila, invoco dal Signore l'abbondanza dei doni dello Spirito divino per tutta la Chiesa, affinché la "primavera" del Concilio Vaticano II possa trovare nel nuovo millennio la sua "estate", vale a dire il suo maturo sviluppo”.

Tre anni dopo, sempre il 21 febbraio, il Papa ribadisce la necessità di una intima comunione con il Signore: “per poter affrontare validamente i nuovi compiti è necessario coltivare una sempre più intima comunione con il Signore. E' lo stesso colore purpureo delle vesti che portate a ricordarvi questa urgenza. Non è forse, quel colore, simbolo dell'amore appassionato per Cristo? In quel rosso acceso non è forse indicato il fuoco ardente dell'amore per la Chiesa che deve alimentare in voi la prontezza, se necessario, anche alla suprema testimonianza del sangue? "Usque ad effusionem sanguinis", recita la formula antica. Guardando a voi, il Popolo di Dio deve poter trovare un punto di riferimento concreto e luminoso che lo stimoli ad essere veramente luce del mondo e sale della terra.”

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Nel 2004 nella prefazione del libro di Giuseppe De Carli : “ Eminenza mi permette?” Giorgio Rumi  parlava di un “avversario subdolo e stringente” che dovevano affrontare i cardinali: “ E’ la capacità seduttiva del tempo”.

A questo combattimento Giovanni Paolo II ha preparato i “suoi “ cardinali già nel sul ultimo Concistoro il 21 ottobre del 2003. Lo sguardo è al futuro, ad un mondo secolarizzato dalla cui logica i cristiani devono allontanarsi. Una missione di servizio: Gesù indica, con il suo esempio, come portare a compimento questa missione. “Chi vuol essere grande tra voi - Egli confida ai suoi discepoli - si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10,44). Solo dopo la sua morte, però, gli Apostoli compresero il significato pieno di queste parole e con l’aiuto dello Spirito seppero accettarne fino in fondo l’esigente “logica”.

Questo stesso programma il Redentore continua ad additare a coloro che associa, con il sacramento dell’Ordine, in maniera più stretta, alla sua stessa missione. Egli chiede loro di convertirsi a questa sua “logica”, che è in netto contrasto con quella del mondo: morire a se stessi per farsi servi umili e disinteressati dei fratelli, rifuggendo da ogni tentazione di carriera e di tornaconto personale”.