Città del Vaticano , mercoledì, 18. novembre, 2020 9:00 (ACI Stampa).
“Per una fatalissima disgrazia derivata, per quanto apparisce, dal fatto che alcuni stagnari, i quali nel far jeri diversi lavori sul tetto della Basilica di San Paolo fuori le mura, lasciarono cadere dè carboni accesi da una padella, si è nella scorsa notte appiccato il fuoco al soffitto della detta Basilica. La violenza delle fiamme è stata tanta e tale, che malgrado i soccorsi prestati dal corpo dè pompieri con la celerità possibile in tanta distanza, quell’antichissimo celeberrimo soffitto è rimasto interamente distrutto, le numerose e famose colonne, meno alcune poche, sono state in parte atterrate ed in parte calcinate, e con grandissimo stento si è potuto salvare il solo monastero”.
Con queste parole, il Diario di Roma, un noto periodico romano del XIX secolo, narra l’incendio della Basilica di San Paolo fuori le mura avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 luglio del 1823.
Tutti i cittadini dell’Urbe vennero a sapere del terribile incidente, tranne uno: il Papa. Papa Pio VII, il quale, gravemente malato, riposava nel suo letto all’interno delle mura vaticane. L’allora Segretario di Stato della Santa Sede, il Cardinale Ercole Consalvi, decise di non informare il pontefice dell’accaduto, imponendo il silenzio anche a tutti i suoi più stretti collaboratori. Pio VII morì solo un mese più tardi senza aver mai saputo della devastazione della Basilica di San Paolo fuori le mura.
La ricostruzione della “nuova Basilica” fu iniziata sotto il pontificato di Leone XII nel 1825. A tale scopo, lo stesso pontefice pubblicò un’enciclica - “Ad plurimas” - invitando tutti i fedeli, i primati, e i vescovi, ad offrire, in base alle loro possibilità, un contributo per la riedificazione della Basilica; la più grande raccolta fondi dai tempi della basilica di San Pietro.
All’invito di Leone XII, non risposero solo i cattolici, ma giunsero doni da tutti le parti del mondo: come per esempio i blocchi di malachite e di lapislazzuli offerti dallo Zar Nicola I, o come le colonne e le finestre di alabastro, dono del re Fouad I di Egitto.