Il Cardinale de Donatis nota che è “bella la coincidenza del Vangelo dei talenti nella giornata dei poveri, quando ricordiamo che l’episcopato non è un avanzamento di carriera, ma un servizio. Al vescovo è chiesto un di più nel servizio, come ricorda il Signore: chi è il più grande tra voi diventi il più piccolo, e chi è grande come colui che serve”.
Quindi il ringraziamento, che è – dice de Donatis – anche un ringraziamento per la vita di de Donatis, che ha servito a Roma nei seminari minore e maggiore, nelle parrocchie di San Frumenzio e Sant’Ippolito, nella Caritas diocesana.
“Ci stringiamo a te – dice il Cardinale - per ringraziare il Signore de dono che sei per la Chiesa di Roma. Ti ringraziamo per le vocazioni che hai visto fiorire, per la responsabilità di farti portaparola dei più poveri, per l’accoglienza di sfide non facili, per riconoscerti uno strumento nelle sue mani. Tanti sono i preti romani, e non solo, cui sei stato vicino. Per molti sei stato e continui ad essere un padre premuroso e un educatore instancabile, per tanti un amico con cui condividere curiosità, passeggiate in montagna, gesti di normalità, per altri testimone di Gesù”. Tra questi, il Cardinale de Donatis ricorda in particolare don Andrea Santoro.
Infine, il restare. “È il mio augurio per te – dice de Donatis a monsignor Feroci – di non smettere di restare in quell’amore che dà vita, non smettere di rimanere innestato in quella vita che ti permette di dare frutto. Resta legato al Signore della vita, resta in quella disponibilità quotidiana, semplice, nell’accompagnare il malcapitato alla locanda come il samaritano, resta nella disponibilità di accompagnare il malato a Gerusalemme, resta nella disponibilità della vita perché il Signore ne ha bisogno”.
Dopo l’omelia, monsignor Feroci è stato ordinato vescovo. Primo consacrante, il cardinale de Donatis, conconsacranti l’arcivescovo Claudio Maria Celli e monsignor Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri-Segni.
Nella bolla di nomina episcopale, Papa Francesco scrive: “L’insegnamento dei Vangeli e ciò che i pastori trasmettono ai fedeli loro affidati è veritiero quando la pietà del predicatore lo irriga nel cuore di chi ascolta. Noi cerchiamo uomini integri che con noi si assumano la cura del popolo di Dio in opera e parole. Tu diletto figlio sai che hai servito con zelo operoso nella nostra amata comunità romana, irrorata di spirito di insigne carità, e ti mostri degno di onore e carità, e pertanto ti intendiamo associare ai cardinali di Santa Romana Chiesa, guidati dalla speranza che la Chiesa possa trarre dal tuo fedele servizio un più fedele profitto che questo torni a maggior grazia e gloria di Dio”.
L’arcivescovo Feroci prende il titolo di Passo Corese e Sant’Antimo. Prendendo la parola al termine della celebrazione, l'arcivescovo Feroci ha scherzato con il Cardinale de Donatis, con il quale aveva parlato della storia di Mosé, per i primi 40 anni principe, poi pastore e poi ad 80 anniuomo di Dio. "Io avevo detto: significa che io mi impegnerò di più per i prossimi 40 anni. Caro don Angelo, ma io scherzavo!"
L'arcivescovo Feroci guarda prima di tutto monsignor Tommaso Fanti: ha 101 anni, ed è dall'incontro con lui, quando aveva 10 anni, che monsignor Feroci ha trovato la vocazione. È presente alla cerimonia.
Il cardinale eletto ha ripercorso la sua vita, ha ringraziato le comunità presso cui ha servito, prima da viceparroco, poi da parroco, e in particolare quella di San Frumenzio, di cui si ritrovò parroco a 40 anni dopo la morte improvvisa di monsignor Carlo Graziani, che il 15 agosto, prima di morire, volle dire Messa con i parrocchiani e si volle far dare l'estrema unzione, e che il giorno successivo, "dopo aver ricevuto l’ultimo viatico ha detto 'Ringrazio Dio per il dono della disponibilità' e poi ha sussurrato 'Mi raccomando, fate tutte le cose assieme'."
Quindi, il ringraziamento alla parrocchia di Sant'Ippolito, che "mi ha dato molto", un ricordo di don Andrea Santoro, altra esperienza traumatica della sua vita. "Lo avevamo accompagnato a Fiumicino il martedì precedente, una aspirina, ultimo abbraccio di saluto, e ho ancora nelle orecchie il grido disperato da Trabzon. In quel frangente ho compreso in maniera lucidissima che il Signore è padrone della vita e della storia", ricorda l'arcivescovo Feroci, che ringrazia Dio "per avermi dato come amico e confidente un prete di Roma, vero testimone della fede"
E infine, il grazia alla Caritas di Roma, perché "se non ci fossero stati i 9 anni di questo servizio la mia vita sarebbe stata monca". "Mi avete insegnato - dice rivolgendosi ai volontari Caritas - l’autenticità e la schiettezza. Ho imparato sul campo che la persona è importante in quanto uomo e donna e non per quello che appare".
Infine, il prossimo cardinale Feroci ricorda i due pensieri che ha sempre avuto da quando era seminarista: "sub umbra petri, sotto l’ombra di Pietro, è sempre stato per me un grande onore essere presbitero della Chiesa di Roma, il cui vescovo è Papa"; "ad pedes Dominae Meae", ai piedi di Maria, che "ho imparato a chiamare "Madonna della Perseveranza, Madonna della Fiducia, Madonna del Divino Amore".
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Conclude l'arcivescovo Feroci: "Maria misteriosamente, quando già la mia fantasia era corsa per il mondo, mi ha portato qui (al santuario del Divino Amore). Papa Francesco mi ha chiesto di lavorare affinché sia luogo di accoglienza e misericordia. Misericordia per tutti. Qui oggi io rinnovo, con gli Oblati e le figlie, la disponibilità a dire al Signore come Maria".
articolo aggiornato alle 17.09 con le parole di ringraziamento del cardinale eletto Feroci