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Papa Francesco, troppe persone nel mondo sono costrette ad aggrapparsi a barconi

Il messaggio per i 40 anni del Jesuit Refugee Service nato dall'emergenza della guerra in Viet Nam

Una foto storica dall'archivio JRS |  | JRS Una foto storica dall'archivio JRS | | JRS

“Guardando al futuro, ho fiducia che nessuna battuta d’arresto o sfida, personale o istituzionale, potrà distrarvi o scoraggiarvi dal rispondere generosamente alla chiamata urgente di promuovere la cultura della vicinanza e dell’incontro tramite la difesa determinata dei diritti di coloro che accompagnate ogni giorno”.

Così scrive Papa Francesco nel suo messaggio per i 40 anni del JRS.  “I miei pensieri vanno specialmente ai tanti uomini, donne e bambini che si rivolgono al JRS per cercare rifugio e assistenza”.

Il Papa ricorda la nascita del Jesuit refugees service: “ Di fronte alle sofferenze di coloro che scappavano dalla loro terra in cerca di salvezza a causa della guerra in Vietnam, Padre Arrupe trasformò il suo sgomento in una attenzione profondamente pratica per il loro benessere fisico, psicologico e spirituale.

  Prosegue la lettera: “Oggigiorno troppe persone nel mondo sono costrette ad aggrapparsi a barconi e gommoni nel tentativo di cercare rifugio dai virus dell’ingiustizia, della violenza e della guerra. Alla luce di queste gravi ineguaglianze, il JRS ha un ruolo cruciale nel far conoscere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà dei rifugiati e degli sfollati. È vostro compito vitale tendere la mano dell’amicizia a coloro che sono soli, separati dalle loro famiglie, o abbandonati, accompagnandoli e amplificandone la voce, e soprattutto garantendogli l’opportunità di crescere attraverso i vostri programmi di istruzione e sviluppo.

La vostra testimonianza dell’amore di Dio nel servire rifugiati e migranti è anche fondamentale per costruire una “cultura dell’incontro” che da sola pone le basi per una solidarietà autentica e durevole per il bene della famiglia umana”.

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P. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli che ha sede a Roma ed è parte del Jesuit Refugee Service commenta che il Papa “ci richiama ancora una volta alle nostre responsabilità, alla nostra umanità. La pandemia non ci deve distogliere da questo. L’ultima delle vittime della nostra indifferenza è un bambino di sei mesi. Opponiamoci alla logica di Caino ed esigiamo da chi ricopre ruoli istituzionali di essere all’altezza del compito affidatogli: garantire il rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano.

Lasciar morire, senza far nulla, coloro i quali cercano di raggiungere un posto sicuro nel mondo è il frutto amaro della logica dell’indifferenza e della cultura dello scarto da cui ci mette in guardia Papa Francesco. Uomini e donne di ogni fede reagiscano e fermino l’ecatombe. Celebrare i 40 anni è rinnovare l’impegno quotidiano al fianco dei rifugiati con la consapevolezza di essere al fianco dei giusti”.