Mosul , lunedì, 9. novembre, 2020 9:00 (ACI Stampa).
È dallo scorso aprile che l’UNESCO ha cominciato i lavori di restauro della chiesa domenicana di Nostra Signora dell’Ora a Mosul. La chiesa, il cui nome in arabo è al-Saa’a, è situata nella città vecchia di Mosul, un luogo che da sempre è stato un crocevia di culture e religioni. Un incrocio di dialogo che è stato compromesso e parzialmente distrutto con l’invasione dei Daesh. Un dialogo di cui i domenicani sono stati protagonisti da sempre in quell’area.
“Siamo stati mandati da San Domenico, e dal Papa, in queste terre, per costruire nuove relazioni con le chiese locali e le culture locali. Il nostro ruolo è di supportare le persone, non di cambiarle, puntiamo ad arricchirle”, racconta ad ACI Stampa padre Oliver Poquillon, rappresentante dei Domenicani a Mosul.
Il restauro della chiesa di al-Saa’a è parte di un ampio programma, Revive the Spirit of Mosul (Ravvivare lo Spirito di Mosul) lanciato attraverso l’UNESCO e supportato da molti governi. Tra i finanziatori, gli Emirati Arabi Uniti, anche sulla scorta della Dichiarazione sulla Fraternità Umana firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam di al Azhar Ahmed bin-Tayyeb il 4 febbraio 2019.
Il programma dell’UNESCO prevede anche il restauro della cattedrale siro cattolica di al Tahera (La purissima), nelle cui rovine si celebrò una Messa per la pace già il 28 febbraio 2018.
Padre Poquillon dice ad ACI Stampa che “dalla fine dell’occupazione dei Daesh, si è lavorato per ricostruire la città vecchia. Nell’ultimo mese ci sono stati miglioramenti, e ora acqua ed elettricità sono tornati nelle strade e nella città”.