Milano , mercoledì, 4. novembre, 2020 9:00 (ACI Stampa).
Lo sguardo fisso al Crocifisso, in sommessa orazione, attorniato da tre angeli che partecipano alla preghiera di Carlo Borromeo: questa è la scena di uno dei quadri più intensi del Guercino.
L’olio su tela del pittore emiliano potrebbe aiutarci a descrivere meglio uno dei santi meneghini più importanti della Storia della Chiesa. Il dipinto del 1613 rappresenta la figura del famoso Arcivescovo di Milano rimasto impresso nella memoria di ogni studente grazie al romanzo “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. E’ al capitolo XXII che entra in scena il nobile arcivescovo milanese. Il Manzoni, ci presenta Carlo quasi “furtivamente” - si potrebbe dire - attraverso il cugino, il cardinal Federigo Borromeo.
Il testo parla in maniera indiretta di Carlo, focalizzando l'attenzione su Federigo Borromeo che come presentato sembra davvero essere “alter ego” del cugino santo. Nel 1580, Federigo vuole intraprendere la vita religiosa e prende l’abito religioso direttamente dal cugino Carlo Borromeo. La sua fama era nota in tutta Milano, per le sue opere di carità: già era considerato da tutti santo. Si legge, infatti, nel capitolo XXIII del famoso romanzo manzoniano: “Nel 1580 manifestò la risoluzione di dedicarsi al ministero ecclesiastico, e ne prese l’abito dalle mani di quel suo cugino Carlo, che una fama, già fin d’allora antica e universale, predicava santo”. Carlo Borromeo, di ben ventisei anni più vecchio di Federigo, finché visse esercitò un forte ascendente nei confronti di Federigo: il modello di santità gli era molto chiaro.
Ma, continuiamo ad addentrarci nelle pagine manzoniane: “Davanti a quella presenza grave, solenne, ch’esprimeva così al vivo la santità, e ne rammentava le opere, e alla quale, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe aggiunto autorità ogni momento l’ossequio manifesto e spontaneo de’ circostanti, quali e quanti si fossero, Federigo fanciullo e giovinetto cercasse di conformarsi al contegno e al pensare d’un tal superiore, non è certamente da farsene maraviglia”.