Città del Vaticano , domenica, 1. novembre, 2020 12:15 (ACI Stampa).
“In questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo e anche noi saremo con Lui. I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini”. Lo ha detto il Papa, stamane, introducendo la preghiera mariana dell’Angelus.
Francesco pone l’accento su due delle Beatitudini. “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Sembrano parole contraddittorie, perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni. Gesù proclama beati coloro che piangono per queste realtà e, nonostante tutto, confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra. Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita”.
L’altra Beatitudine che il Papa propone è “beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna. In questo momento c’è tanta aggressività, abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti, ascoltare, rispettare, non aggredire”.
“Scegliere la purezza, la mitezza e la misericordia; scegliere di affidarsi al Signore nella povertà di spirito e nell’afflizione; impegnarsi per la giustizia e per la pace – spiega il Pontefice – significa andare contro-corrente rispetto alla mentalità di questo mondo, rispetto alla cultura del possesso, del divertimento senza senso, dell’arroganza verso i più deboli. Questa strada evangelica è stata percorsa dai Santi e dai Beati”.
Francesco, infine, ci ricorda come la solennità odierna proponga “la personale e universale vocazione alla santità” offrendoci “modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, irripetibile. Basta pensare all’inesauribile varietà di doni e di storie concrete che c’è tra i santi e le sante – non sono uguali – mitezza, e andremo alla santità”.