“Le religioni – sottolinea Papa Francesco – sono al servizio della pace e della fraternità”. Il Papa lo reitera: “C’è bisogno di pace! Più pace!!”
Anche perché “il mondo, la politica, la pubblica opinione rischiano di assuefarsi al male della guerra”, i cui dolori sono oggi “aggravati dalla pandemia del coronavirus e dall’impossibilità, in molti Paesi, di accedere alle cure necessarie”, mentre “i conflitti continuano e con essi il dolore e la morte”.
Per Papa Francesco, “mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio”, perché “la pace è la priorità di ogni politica” e “Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che hanno colpito i popoli!”
Papa Francesco ricorda il “Basta!” di Gesù di fronte ai discepoli che prima della passione gli mostrano due spade, e sottolinea che questo basta è “è l’implorazione di noi tutti, degli uomini e delle donne di buona volontà. È il sogno di tutti i cercatori e artigiani della pace”.
Si domanda Papa Francesco: “Come uscire da conflitti bloccati e incancreniti? Come sciogliere i nodi aggrovigliati di tante lotte armate? Come prevenire i conflitti? Come pacificare i signori della guerra o quanti confidano nella forza delle armi?”
Il Papa sottolinea “nessun popolo, nessun gruppo sociale potrà conseguire da solo la pace, il bene, la sicurezza e la felicità. Nessuno”. Ed è questo che ci insegna la pandemia.
Per questo, il futuro è nella fraternità, che “deve penetrare nella vita dei popoli, nelle comunità, tra i governanti, nei consessi internazionali”, in modo da far lievitare “la consapevolezza che ci si salva soltanto insieme, incontrandosi, negoziando, smettendo di combattersi, riconciliandosi, moderando il linguaggio della politica e della propaganda, sviluppando percorsi concreti per la pace”.
Conclude Papa Francesco: “Siamo insieme questa sera, come persone di diverse tradizioni religiose, per comunicare un messaggio di pace. Questo manifesta chiaramente che le religioni non vogliono la guerra, anzi smentiscono quanti sacralizzano la violenza, chiedono a tutti di pregare per la riconciliazione e di agire perché la fraternità apra nuovi sentieri di speranza. Infatti, con l’aiuto di Dio, è possibile costruire un mondo di pace, e così salvarsi insieme”.
Al termine dell’incontro, viene diffuso l’appello per la pace di tutti i leader religiosi.
Questi si impegnano “a vivere e a proporre solennemente ai responsabili degli Stati e ai cittadini del mondo questo Appello di Pace”.
Nello stesso Campidoglio in cui si strinse il patto dell’Europa Unita, i leader religiosi voglio dire con forza che “nessuno può salvarsi da solo, nessun popolo, nessuno!”
Prosegue l’appello: “Le guerre e la pace, le pandemie e la cura della salute, la fame e l’accesso al cibo, il riscaldamento globale e la sostenibilità dello sviluppo, gli spostamenti di popolazioni, l’eliminazione del rischio nucleare e la riduzione delle disuguaglianze non riguardano solo le singole nazioni”.
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Questo si capisce oggi, in un mondo sempre interconnesso, e per questo i leader religiosi sottolineano che “è tempo di sognare di nuovo con audacia che la pace è possibile, che la pace è necessaria, che un mondo senza guerre non è un’utopia”.
I leader religiosi riconoscono che “purtroppo, la guerra è tornata a sembrare a molti una via possibile per la soluzione delle controversie internazionali”, ma loro riaffermano che piuttosto “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità”.
Per questo, i leader religiosi si appellano “ai governanti, perché rifiutino il linguaggio della divisione, supportata spesso da sentimenti di paura e di sfiducia, e non s’intraprendano vie senza ritorno. Guardiamo insieme alle vittime”.
Poi si rivolgono ai responsabili degli Stati, chiedendo di “lavorare insieme per una nuova architettura della pace”, di unirsi “per la vita, la salute, l’educazione e la pace”, perché “è arrivato il momento di utilizzare le risorse impiegate per produrre armi sempre più distruttive, fautrici di morte, per scegliere la vita, curare l’umanità e la nostra casa comune”.
L’appello chiede di “cominciare dagli obiettivi raggiungibili”, prima di tutto nel “contenere la diffusione del virus”. E si rivolge infine a tutti i credenti, alle donne e agli uomini di buona volontà, chiedendo di farsi “con creatività artigiani della pace”, di costruire “amicizia sociale” e fare propria la cultura del dialogo “leale, perseverante e coraggioso” che “è l’antidoto alla sfiducia, alle divisioni e alla violenza”.
“Il dialogo – conclude l’appello - scioglie in radice le ragioni delle guerre, che distruggono il progetto di fratellanza inscritto nella vocazione della famiglia umana. Nessuno può sentirsi chiamato fuori”.