Padova , venerdì, 16. ottobre, 2020 18:00 (ACI Stampa).
Dolindo significa dolore. Un nome difficile, stravagante, che ha segnato la vita di quel bambino nato a Napoli il 6 ottobre 1882. “Fui chiamato Dolindo, che significa dolore…” , scrive molti anni più tardi quel bambino diventato adulto, raccontando come quel nome gli era stato imposto dal padre al battesimo ed è diventato una sorta di programma di vita, che inconsapevolmente il genitore aveva predestinato al quinto dei suoi 11 figli.
Il padre di Dolindo è Raffaele Ruotolo, ingegnere e matematico, la madre è Silvia Valle, discendente della nobiltà napoletana e spagnola; il dolore effettivamente si presenta nella sua vita prestissimo, visto che a 11 mesi subisce una operazione chirurgica sul dorso delle mani, per un osso cariato, poi un altro intervento per un tumore sotto la guancia.
La numerosa famiglia, le scarse entrate, l’avarizia del padre, rendono la vita difficile, in casa si soffra la fame, la mancanza di generi primari, come i vestiti e le scarpe.
L’incipit della sua vita straordinaria è anche quello della sua autobiografia stampata in due volumi, con il titolo “Fui chiamato Dolindo, che significa dolore”; un incipit che coincide con una infanzia e una adolescenza trascorsa in un famiglia segnata appunto dalle privazioni, dominata da un padre rigido al punto di non mandare a scuola i figli, dando loro personalmente sommarie lezioni di leggere e scrivere.
Nel 1896, i coniugi Ruotolo troppo diversi e sempre più in contrasto si separano e Dolindo con il fratello Elio arriva nella Scuola Apostolica dei Preti della Missione. Dopo tre anni, a fine 1899, viene ammesso al noviziato e nel maggio 1901 passa allo Studentato dei Preti della Missione che dura quattro anni fino al 1905. Una data che segna l’inizio di una vita travagliata anche sul piano della sua vocazione religiosa, ma rischiarata da una fede invincibile e dalla presenza concreta del Divino nei suoi giorni.
Il 19 novembre cadono i 50 anni dalla morte di don Dolindo Ruotolo – muore infatti nel 1970 - mentre nel frattempo si è aperta la causa di beatificazione. Padre Pio lo chiamava «il santo apostolo di Napoli» e ai pellegrini napoletani che gli si presentavano a Pietrelcina era solito dire: «Che ci venite a fare qui da me, voi che tenete don Dolindo a casa vostra?». Anche don Dolindo, infatti, era dotato di carismi fuori dal comune: dialogava con il Cielo, leggeva nei cuori della gente, per la sua intercessione gli ammalati guarivano, era soggetto a fenomeni di bilocazione...