Città del Vaticano , martedì, 6. ottobre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
“Penso spesso all’esperienza che può fare oggi un giovane entrando in una libreria della sua città, o in un sito internet, e cercandovi il settore dei libri religiosi. È un settore che, quando esiste, nella maggior parte dei casi è non solo marginale, ma sguarnito di opere sostanziose”.
Purtroppo, scrive il Papa, la ricchezza della Scrittura è “da molti ignorata o minimizzata, perché a loro non sono state fornite le basi essenziali di conoscenza e “uno dei problemi odierni, non solo della religione, è l’analfabetismo”. E allora ecco l’esempio di Girolamo “inquieto giovane” che “come il personaggio della parabola di Gesù, vendette tutto quanto possedeva per acquistare «la perla di grande valore»”.
Ne abbiamo parlato con un professore di Patrologia dell’ Augustinianum di Roma, l’Istituto di studi patristici a pochi passi da Piazza San Pietro citato anche dal Papa nella sua Letteras, dove si forma il clero di ogni parte del mondo. Al professor Carlo Dell’ Osso, sacerdote ed egli stesso autore di pregevoli traduzioni dei classici greci, chiediamo proprio a proposito di "ignoranza delle Scritture", cosa ci insegna San Girolamo” Come aveva imparato ad amare la Scrittura? Come a farla conoscere?
“La frase: “Ignoratio Scripturarum ignoratio Christi est” è tratta dal Prologo al Commento al Profeta Isaia di S. Girolamo ed è stata citata nella Costituzione Conciliare Dei Verbum nr. 25
Quindi il Santo Padre si pone in continuità con il testo del Concilio Vaticano II. Per Girolamo, tutta la Scrittura parla di Cristo, sia l’AT che il NT, per cui la conoscenza della Scrittura conduce alla conoscenza di Cristo e di conseguenza se un credente ignora la Scrittura, ignora Cristo. Girolamo si può considerare una dei più grandi esegeti dell’antichità cristiana, aveva una profonda conoscenza della Scrittura ed è lui l’autore della traduzione, detta Vulgata, che costituiva il testo ufficiale per la liturgia della Chiesa fino al Concilio Vaticano II. Per Girolamo, l’amore della Scrittura derivava dalla conoscenza della Scrittura stessa, per cui egli si dedicò anche allo studio dell’ebraico, cercando quello che lui chiamava l’Hebraica Veritas, ossia notizie circa il testo biblico nella sua forma originaria ebraica, ma anche nell’esegesi fatta in ambito ebraico dai rabbini con l’Aggadah e Halachah. Per Girolamo conoscenza e amore vanno di pari passo! Girolamo infatti imparò ad amare la Scrittura attraverso lo studio della Scrittura stessa”.