Città del Vaticano , venerdì, 2. ottobre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Un evento traumatico e provvidenziale, così il cardinale Pietro Parolin Segretario di Stato Vaticano ha definito la presa di Porta Pia di cui in questo 2020 si ricordano i 150 anni. In un convegno promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche il cardinale ha ripercorso le varie tappe del cammino che dal conflitto hanno portato alla collaborazione. Senza però evidenziare una linea futura nei rapporti Stato Chiesa in Italia e sulla diversa eventuale visione di sovranità della Santa Sede.
Lo scopo della sovranità temporale della Santa Sede è sempre stato quello di garantire la totale indipendenza da ogni potere politico e la sicurezza nelle epoche di conflitti e lotte in Italia ed Europa, e l’evento militare di Porta Pia era anche il frutto di una “prepraazione” che fatta di di attacchi alla Chiesa da parte di uomini ispirati da ideologie anti religiose.
Nel contesto di un anticlericalismo violento come le leggi antieversive del 1866 le garanzia di autonomia che Pio IX aveva ricevute non sembravano rassicuranti, ha spiegato il cardinale.
Il beato Pio IX fu irremovibile nella sua posizione che chiarì con la enciclica Respicientes ea del novembre del 1870 e poi con la Ubi nos del 1871 pubblicato subito dopo la legge delle Guarentigie. No ad una riconciliazione forzata che annulli i diritti di Dio e della sede Apostolica.
E poi arriva il Non expedit con la prima dichiarazione nel1868 poi reiterata dal Papa in varie occasioni. Il No del Papa alla partecipazione dei cattolici in politica è un atto di difesa.