Holguin , lunedì, 21. settembre, 2015 17:04 (ACI Stampa).
Quella di San Matteo è una festa di conversione. Lo ha detto il Papa nell'omelia pronunciata nel corso della Messa a Holguin, a Cuba, nel giorno della Festa dell'Apostolo Evangelista.
Matteo - ha ricordato Francesco - era un pubblicano, un esattore delle tasse al soldo dei romani visto come un traditore dalla sua comunità. Eppure Gesù lo chiama e gli chiede di seguirlo. Il pubblicano Matteo acconsente e la sua vita cambia radicalmente. Questo succede perchè Gesù "non passò oltre frettolosamente, lo guardò senza fretta, con calma. Lo guardò con occhi di misericordia; lo guardò come nessuno lo aveva guardato prima. E questo sguardo aprì il suo cuore, lo rese libero, lo guarì, gli diede una speranza, una nuova vita. Anche se noi non osiamo alzare gli occhi al Signore, Lui ci guarda per primo".
Quella di San Matteo - ha proseguito il Pontefice - è anche "la nostra storia personale". L'amore di Dio "ci precede, il suo sguardo anticipa le nostre necessità. Egli sa vedere oltre le apparenze, al di là del peccato, del fallimento o dell’indegnità. Sa vedere oltre la categoria sociale a cui apparteniamo. Egli, andando oltre, vede quella dignità di figlio che tutti abbiamo, a volte sporcata dal peccato, ma sempre presente nel profondo della nostra anima. Egli è venuto proprio a cercare tutti coloro che si sentono indegni di Dio, indegni degli altri. Lasciamoci guardare da Gesù, lasciamo che il suo sguardo percorra le nostre strade, lasciamo che il suo sguardo ci riporti la gioia, la speranza".
Dopo l'incontro con Gesù ogni vita cambia: "Dopo lo sguardo, la parola di Gesù. Dopo l’amore, la missione. Matteo non è più lo stesso; è cambiato interiormente. L'incontro con Gesù, con il suo amore misericordioso, lo ha trasformato. Prima aspettava seduto per riscuotere, per prendere dagli altri; ora con Gesù deve alzarsi per dare, per offrire, per offrirsi agli altri. Gesù lo ha guardato e Matteo ha trovato la gioia nel servizio. Lo sguardo di Gesù genera un’attività missionaria, di servizio, di dedizione. Il suo amore guarisce le nostre miopie e ci stimola a guardare oltre, a non fermarci alle apparenze o al politicamente corretto".
L'incontro con Gesù è una "sfida quotidiana: impariamo a guardare come Lui guarda noi. Condividiamo la sua tenerezza e la sua misericordia con i malati, i carcerati, glianziani e le famiglie in difficoltà. Ancora una volta siamo chiamati ad imparare da Gesù, che vedesempre quello che c’è di più autentico in ogni persona, che è appunto l’immagine del Padre".