Berlino , lunedì, 21. settembre, 2020 12:30 (ACI Stampa).
Nonostante le restrizioni per la prevenzione del virus covid-19, ben 3.000 persone hanno partecipato, sabato scorso 19 settembre, alla sedicesima edizione della "Marcia per la vita", nel centro della capitale tedesca, Berlino. La Marcia – alla quale lo scorso anno parteciparono in 8.000 – è stata organizzata dall´Associazione federale diritto alla vita (Bundesverband Lebensrecht) e da altre dodici organizzazioni pro-life.
Durante la Marcia vigeva per i partecipanti l´obbligo di indossare la mascherina e il rispetto delle distanze. Proprio per via del coronavirus, per rendere la partecipazione alla manifestazione virtualmente accessibile anche "da casa", la "Marcia per la vita" 2020 di Berlino è stata trasmessa in live stream dall´emittente EWTN è può essere rivista integralmente sul suo canale Youtube.
La Marcia si è conclusa sotto un palco allestito davanti ad uno dei simboli della città d Berlino, la porta di Brandeburgo, da cui sono intervenuti politici e rappresentanti di associazioni. Tra i temi in agenda quest´anno - oltre alla difesa della vita e dell´embrione e alla protesta contro aborto, diagnostica preimpianto, analisi prenatali, uso delle cellule di feti abortiti per la produzione di vaccini – riflettori puntati soprattutto sul suicidio assistito, per via della storica decisione (risalente allo scorso febbraio) della Corte costituzionale tedesca a proposito del "diritto a morire". La Suprema corte di Karlsruhe ha stabilito, infatti, che il diritto «ad una vita autodeterminata» include anche il diritto ad una «morte autodeterminata»: pazienti in fin di vita possono, insomma, secondo i supremi giudici tedeschi, farsi aiutare a morire non solo da parenti e congiunti, ma anche da organizzazioni terze. L´ex presidente del movimento ProChrist, Ulrich Parzany, ha definito questa decisione della Corte costituzionale come «la rottura di un argine».
In un messaggio di saluto e di ringraziamento «per il continuo impegno», rivolto a tutti i partecipanti, monsignor Georg Bätzing, vescovo di Limburgo e presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha voluto sottolineare come la fede cristiana vada in tutt´altra direzione rispetto alla sentenza della Corte costituzionale: «La sentenza di febbraio rende in qualche modo possibile disporre del proprio fine vita. Malattia e bisogni esistenziali potrebbero indurre a vedere nel suicidio una modalità di questo morire in autonomia. Per i cristiani, una risposta a malattia e sofferenza, degna della dignità umana, consiste nel sostenersi a vicenda, alleviare il dolore, fisico o psichico, e nella paura e nella solitudine trovare conforto in Dio. La vita – ha ribadito il presidente dei vescovi tedeschi – conserva in ogni situazione, anche nell´apparente assenza di vie di uscita, il suo senso, attraverso la certezza che Dio la tiene nelle sue mani e intende condurla dall´oscurità alla luce».
Proprio la pandemia del corona virus, secondo Bätzing, ci avrebbe messo davanti agli occhi «quanto fragile e bisognosa di protezione sia la vita dell´uomo». Il presule ha poi voluto ringraziare medici, infermieri e assistenti spirituali che in questi mesi hanno messo a rischio la loro salute per aiutare gli altri: «Attraverso il loro impegno è divenuto ancora più chiaro come la vita sia un dono di Dio, che non perde mai il suo valore e per il quale vale la pena di combattere».