Città del Vaticano , domenica, 20. settembre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Sono passati esattamente 150 anni da quel 20 settembre 1870 quando le truppe italiane sfondarono le difese pontificie a Porta Pia – attraverso la celeberrima breccia – e occupando così Roma che, poco dopo, sarebbe diventata capitale dello Stato unitario italiano.
La breccia di Porta Pia ha segnato i rapporti tra Italia e Chiesa Cattolica per i decenni a venire.
Subito dopo la presa di Roma Pio IX – il 1° novembre – firma e pubblica l’enciclica Respicientes ea in cui si dichiara “a tutta la Chiesa che tutti coloro, forniti di qualsiasi dignità, anche meritevole di specialissima menzione, i quali compirono l’invasione, l’usurpazione, l’occupazione di qualunque provincia dei Nostri Stati e di questa alma città, o fecero alcune di tali cose; e parimenti i loro mandanti, fautori, aiutanti, consiglieri, aderenti od altri, quali che siano, che procurarono l’esecuzione dei fatti predetti o l’eseguirono essi stessi in qualsivoglia modo, o sotto qualunque pretesto, incorsero nella scomunica maggiore e nelle altre censure e pene ecclesiastiche inflitte dai sacri Canoni, dalle Costituzioni apostoliche e dai decreti dei Concilii generali, principalmente da quello Tridentino”.
La posizione del Papa non cambiò negli anni successivi. Emanato il non expedit – che vietava ai cattolici la partecipazione politica nel Regno d’Italia – nel 1874 , la disposizione venne abolita soltanto nel 1919 da Papa Benedetto XV, il che permise la nascita del Partito Popolare di Don Luigi Sturzo.
Per protesta contro quella che veniva ritenuta una occupazione, i successori di Pio IX, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV al momento della loro elezione si affacciarono alla loggia interna della Basilica Vaticana in modo da non guardare la città di Roma. Solo Pio XI nel 1922 decise di affacciarsi dalla loggia esterna.