Canberra , giovedì, 17. settembre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Il quinto Stato australiano a mettere a rischio il segreto della confessione è quello del Queensland, dopo le leggi già approvate lo scorso anno negli Stati di South Australia and South Australian Capital Territory e poi in Vicotria e Tasmania. E ce ne potrebbe essere un sesto, quello del Western Australia. Dove però una commissione – ed è qui la buona notizia – ha piuttosto difeso il segreto della confessione.
Scossa dallo scandalo degli abusi, la Chiesa in Australia ha dovuto rispondere anche alla Royal Commission, che ha stilato nel 2018 una serie di raccomandazioni per affrontare il dramma degli abusi che prevedevano anche di abolire il segreto della confessione. I vescovi australiani avevano detto che no, il segreto della confessione non lo avrebbero fatto abolire, e questo era stato ribadito da una nota della Penitenzieria Apostolica nel 2019, necessaria perché il sigillo della confessione non era stato messo sotto accusa in Australia, ma anche in molti altri posti.
Il Queensland diventa così il quinto Stato australiano dove il segreto della confessione viene violato da una legge che stabilisce che i sacerdoti siano perseguibili se si viene a sapere che non hanno riportato alle autorità dei casi di abusi durante la confessione.
Le leggi del Queensland hanno infatti creato un nuovo crimine che è quello di “mancare nel denunciare e nel proteggere un bambino dell’abuso sessuale istituzionale, ha affermato Yveth D’ath, ministro della Giustizia dello Stato australiano. La legge chiarifica anche che i sacerdoti non potranno appellarsi al segreto della confessione.
La nuova legge è stata fortemente contestata dai vescovi. L’arcivescovo Mark Coleridge di Brisbane ha sottolineato che queste leggi non metteranno i bambini al sicuro e affermato, in una nota inviata al Parlamento, che “i sacerdoti sono morti per aver rifiutato di sottomettersi alle richieste dello Stato e hanno preferito difendere i diritti del penitente davanti a Dio e i diritti di Dio davanti al penitente”.