Aosta , giovedì, 17. settembre, 2020 12:30 (ACI Stampa).
‘Eucaristia, pane di vita’: è questo il titolo della Lettera pastorale del vescovo di Aosta, Franco Lovignana, all’inizio dell’Anno pastorale 2020-2021, che annuncia un biennio dedicato al Sacramento dell’Eucaristia e alla riorganizzazione territoriale della diocesi.
Un testo che da subito affronta il tema della pandemia, un male che dopo averci colpito continua a minacciarci perché “è invisibile e genera incertezza e povertà. La vita è rimasta e rimane in parte sospesa. Abituati a correre ci siamo dovuti fermare. In un attimo programmi e agende personali e pastorali si sono azzerati. Disorientamento e sensazione di vuoto ci hanno obbligati a riposizionare vita, relazioni e attività in una prospettiva nuova. Abbiamo scoperto che nella costrizione si può essere liberi e creativi, solidali e intercessori. Per molti di noi il blocco ha favorito la preghiera e l’approfondimento della fede in Dio, Padre provvidente che non abbandona i suoi figli. La sosta obbligata è diventata palestra educativa”.
Il tempo trascorso è stato anche un tempo segnato “dal desiderio della Comunione, Comunione eucaristica e incontri fraterni dei quali eravamo privati… Proviamo ora a ripartire dal desiderio della celebrazione eucaristica vissuta nella normalità di un’assemblea che si raduna, si incontra, ascolta, celebra e comunica al Corpo di Cristo. La privazione e il desiderio, spesso vissuti con grande sofferenza, dicono l’importanza e la centralità dell’Eucaristia nella vita del cristiano, della famiglia e della comunità”.
Lovignana invita i fedeli a riscoprire la bellezza della celebrazione eucaristica: “Dedichiamo i prossimi due anni all’Eucaristia. Lo facciamo alla luce dell’esperienza di dolore e di fatica sopra evocata e nel contesto di crescente povertà che colpisce la nostra società. L’una e l’altro ci invitano a riconoscere nell’Eucaristia lo sguardo di compassione che contempliamo in Gesù prima della moltiplicazione dei pani. Lo facciamo raccogliendo anche le eredità positive che il confinamento ci ha lasciato”.
La prima eredità lasciata dal virus è la dimensione domestica della Chiesa: “Molte famiglie hanno riscoperto la preghiera in famiglia, la celebrazione della Parola di Dio in casa, il compito di catechisti dei genitori, la carità verso il prossimo come frutto della comunione familiare. A ben pensare è proprio questo il contesto in cui nasce e matura la partecipazione fruttuosa alla Messa domenicale. La Messa non è una parentesi e neppure un gesto individuale, ma un momento di famiglia, preparato e ripreso nella vita quotidiana intessuta di fede, di carità e di preghiera condivise”.