Città del Vaticano , martedì, 3. marzo, 2015 12:28 (ACI Stampa).
Dalla Rerum Novarum di Leone XIII del 1891 alla Caritas in Veritate del 2009 di Benedetto XVI. La dottrina sociale della Chiesa passa per le pietre miliari delle encicliche ma anche dalla predicazione ‘ordinaria’ dei Papi. E finora Francesco ha scelto quest’ultima opzione.
Fin dai primi giorni di pontificato Jorge Mario Bergoglio ha predicato in favore della giustizia sociale e di una economia etica da contrapporre a consumismo sfrenato e soprattutto alla cultura dello scarto. Pagare il giusto salario al lavoratore, astenersi dalla corruzione e dallo sfruttamento delle persone, in primis attraverso le tante forme di lavoro nero. E per spiegare questi concetti il Pontefice ha usato parole semplice, puntando direttamente al cuore delle persone.
‘Se in tante parti del mondo – ha avuto modo di dire Papa Bergoglio - ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia. Sembra normale! Al contrario di questo, per esempio, un abbassamento di 10 punti nelle Borse di alcune città, costituisce una tragedia. Così le persone vengono scartate. Noi, le persone, veniamo scartati, come se fossimo rifiuti’. Tutto questo- proseguiva il Pontefice – per colpa di una mentalità consumistica che ‘ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro: il denaro, i soldi comandano!’.
Papa Francesco come ricetta alternativa ha proposto la globalizzazione della solidarietà, unico strumento valido affinchè nessuno resti indietro. Una economia che non faccia marketing ma che invece sia capace ‘di far crescere le persone in tutte le loro potenzialità’.