Carpi , domenica, 13. settembre, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Domenica scorsa abbiamo meditato, aiutati dalle parole di Gesù, sulla condotta da tenere nei confronti dei fratelli che commettono il peccato. Oggi è san Pietro che pone a Cristo un caso ben preciso: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Alla base di questa domanda sta una questione molto concreta e cioè come comportarci quando il fratello ci fa del male. Nella parola “fratello” sono inclusi innanzitutto i fratelli della propria comunità, ma alla luce dell’universalità del messaggio di Cristo, essa comprende tutti gli uomini. L’istinto spontaneo che nasce nel cuore dell’uomo nei confronti del male ricevuto è quello di ricambiare.
Pietro sa bene che questa propensione naturale alla vendetta rende molto difficile il perdono e, con la vivacità e la franchezza che lo caratterizzano, sottolinea che a tutto c’è un limite e, pertanto, proponendo di perdonate sette volte consecutive a chi ti fa del male si considera molto generoso. Ma, una volta ancora, Gesù fa saltare tutti i nostri schemi mentali e le nostre visioni umane e invita a un perdono senza misura: bisogna perdonare sempre perché solo il perdono senza limiti assomiglia al perdono di Dio che in Cristo ha avuto pietà dell’umanità e ha perdonato tutte le sue colpe. L’atteggiamento da assumere, dunque, è un perdono senza limiti.
Infatti, Gesù, l’innocente che non ha conosciuto alcuna colpa, mentre veniva torturato, insultato, condannato ingiustamente e crocifisso ha perdonato i suoi carnefici: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc. 23.33). Il perdono del Signore è il motivo e la misura del perdono senza misura. Siamo invitati a perdonare perché noi siamo oggetto da parte di Dio di un perdono che non conosce limiti. Il perdono fraterno, pertanto, è la nostra risposta al perdono di Dio che ha raggiunto la nostra vita.
La misericordia ed il perdono costituiscono senza alcun dubbio una delle novità portate da Gesù nel mondo. Tutte le religioni e anche tutti i movimenti politici lottano contro il male e hanno compassione per coloro che soffrono…ma prendono le distanze da coloro che “fanno il male”. Per un cristiano non è così. L’amore all’interno della comunità deve essere modellato sull’amore di Cristo che ci ha amato così come siamo, per primo, e il suo amore, se accolto guarisce e risana, la nostra vita
Il testo evangelico si chiude con una parola severa di Gesù: Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello. Si tratta di un ammonimento importante. Non per nulla il Signore lo ripresenta alla nostra vita quotidianamente attraverso la preghiera del “Padre nostro”: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Dio non punisce nessuno. Sono gli uomini che con le loro azioni cariche di odio e di non-perdono si condannano all’inferno, luogo del non-amore. Gesù misericordiosamente ci ammonisce: il non-amore conduce alla morte. Per vivere è necessario perdonare. Alla domanda che tanti si pongono: “Dove fare un’autentica esperienza del Signore?” Il Vangelo risponde: dove c’è una comunità riunita nel Suo nome che ama e perdona.