Bologna , venerdì, 11. settembre, 2020 9:00 (ACI Stampa).
“La pandemia ha colto di sorpresa tutti. È stata una tempesta non prevista e non desiderata, dalla quale anzi pensavamo di essere protetti per la stolta convinzione di potere attraversare immuni il mare di questo mondo sconvolto da una globalizzazione che ha creato, assieme a innegabili progressi, disuguaglianze irresponsabili”. Lo scrive il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, nella nota pastorale per il prossimo biennio.
“È indispensabile – sottolinea il porporato - riscoprire il comune impegno per riparare quello che si è rivelato malato o ingiusto e costruire un modo nuovo di vivere assieme. Abbiamo vissuto un dolore enorme, che non dobbiamo dimenticare e che ci deve anche rendere attenti, sensibili, a chi oggi subisce ondate di morte come quelle che per settimane ci hanno travolto”.
Citando le parole del Papa, il Cardinale Zuppi prosegue: “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi. Non vogliamo sprecare questa crisi, ritornando come prima, come se niente fosse successo. Per non sprecarla dobbiamo comprendere la pandemia con i sentimenti di Gesù e convertirci, accogliendo l’invito del Signore davanti alle avversità che segnano la fragile vita degli uomini”.
Il pensiero dell’Arcivescovo va poi agli anziani: “per non permettere che la pandemia passi invano – sprona - dobbiamo cambiare un sistema di assistenza che si è rivelato insufficiente. Il sistema sanitario va ripensato con intelligenza e preoccupazione per tutti. Siamo preoccupati dalle tristi storie delle stragi di anziani in istituto. Sta prendendo piede l’idea che sia possibile sacrificare le loro vite in favore di altre. In numerosi Paesi, di fronte all’esigenza della cura, sta emergendo un modello pericoloso che privilegia una sanità selettiva, che considera residuale la vita degli anziani”.
Dalla pandemia si può ripartire. Ecco come. “Siamo stati tutti umiliati nei nostri programmi e nelle nostre sicurezze. Il virus – osserva il Cardinale - ha cancellato tutti gli impegni, i ruoli consolidati, le abitudini per cui potevamo cercare di fare come sempre e adesso non possiamo più dire che faremo come prima! Abbiamo lasciato tante cose inutili e possiamo ripartire dall’essenziale. Dobbiamo scegliere di essere umili, cioè metterci al servizio gli uni degli altri, abbandonando le presunzioni e gli orgogli, le idee alte di noi stessi che non ci fanno aiutare chi abbiamo vicino, che ci fanno sempre credere troppo importanti per fare qualcosa gratuitamente a chi ce lo chiede. Questo tempo ha bisogno di umili lavoratori. Possiamo iniziare a parlare con tutti, stabilire contatti che erano spezzati o inesistenti, uscire per davvero perché tutti sono fuori, ritessere rapporti e servire il prossimo. Non comunità ideali o di categorie astratte, ma reali, di uomini e donne a cui legarsi, limitate, certo, perfette non perché senza macchia ma perché piene dell’amore di Gesù”. La ripartenza può avvenire attraverso una “conversione pastorale e missionaria” e con “la solidarietà della porta accanto”.