Città del Vaticano , domenica, 6. settembre, 2020 12:15 (ACI Stampa).
Il Vangelo di oggi “parla della correzione fraterna, e ci invita a riflettere sulla duplice dimensione dell’esistenza cristiana: quella comunitaria, che esige la tutela della comunione, e quella personale, che impone attenzione e rispetto per ogni coscienza individuale”. Lo ha detto il Papa, stamane, introducendo la preghiera mariana dell’Angelus.
“Gesù – osserva Francesco - suggerisce una pedagogia del recupero, articolata in tre passaggi. Lui sempre cerca di salvare. In primo luogo non mettere in piazza il suo peccato. Si tratta di andare dal fratello con discrezione, non per giudicarlo ma per aiutarlo a rendersi conto di quello che ha fatto. Questo è un gesto di recupero. Non è facile mettere in pratica questo insegnamento di Gesù, per diverse ragioni. Tuttavia, può avvenire che, malgrado le mie buone intenzioni, il primo intervento fallisca. In questo caso è bene non desistere – lavarsi le mani non è cristiano - ma ricorrere all’appoggio di qualche altro fratello o sorella”.
“Sebbene possa sembrare contro l’accusato – aggiunge il Pontefice - in realtà serviva a tutelarlo da falsi accusatori. Ma Gesù va oltre: i due testimoni sono richiesti non per accusare e giudicare, ma per aiutare. Questo è l’atteggiamento del recupero. Gesù infatti mette in conto che possa fallire anche questo approccio con i testimoni, diversamente dalla legge mosaica, per la quale la testimonianza di due o tre era sufficiente per la condanna”.
In caso di fallimento bisogna coinvolgere la comunità, ossia la Chiesa. “Ci sono cose che non possono lasciare indifferenti gli altri fratelli: occorre un amore più grande per recuperare il fratello. Ma a volte anche questo può non bastare”. E in ultima istanza Gesù “invita a rimettere il fratello nelle mani di Dio: solo il Padre potrà mostrare un amore più grande di quello di tutti i fratelli messi insieme. Questo insegnamento ci aiuta tanto. Quando vediamo uno sbaglio in un fratello, la prima cosa che facciamo è chiacchierare. E le chiacchiere chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unità della Chiesa. Il grande chiacchierone è il diavolo, è il bugiardo che cerca di disunire la Chiesa. Facciamo uno sforzo per non chiacchierare, il chiacchiericcio è una peste peggiore del Covid. Se la cosa non va silenzio e preghiera, mai chiacchiericcio”.