I genitori erano famosi, nel paese, per la grande carità con la quale accoglievano i bisognosi. Questa caratteristica, Tommaso la conserverà nel suo cuore mettendola in pratica sia come religioso che come pastore.
Dotato di ottime qualità intellettuali, oltre che umane, pote studiare arrivando fino alla laurea conseguita presso l'Università di Alcala de Henares.
Nei primi anni del suo dottorato, approfondì gli studi filosofici, di logica e metafisica, essendo stato scelto, nel 1514, per ricoprire una cattedra di filosofia.
Attirato dall'ideale contemplativo, pochi mesi dopo, entra come novizio nell'Ordine di Sant'Agostino e nel 1518 fu ordinato sacerdote: ha trentadue anni.
Religioso osservante e generosissimo, dote che lo contrassegnò per tutta la sua esistenza, la carità fu il suo stemma e l'amore a Cristo la strada per il cielo.
Nel 1544 fu nominato Arcivescovo metropolita della diocesi di Valencia. Al suo arrivo trovò diversi problemi, soprattutto, a causa dell'assenza della nomina di un pastore residente in quel territorio, per oltre un secolo. Con la sua fede e la sua bontà, riformò la pastorale.
Visitò le parrocchie ed indisse un Sinodo diocesano.
Rifondò un seminario per l'istruzione e l'educazione del clero, contribuendo alla formazione di un sacerdozio, pronto e colto, alle necessità delle persone.
Istituì un buon numero di collegi per orfani e ragazze e costituì diverse forme di assistenza per i poveri.
Fu un autentico padre nei confronti della popolazione che, spesso, bussava alla porta del suo Episcopio alla ricerca di un aiuto spirituale o materiale. Per loro non esitò a spendere tutti i propri averi.
Altra forma di carità, portata avanti dal santo, fu il riscatto dei prigionieri. Per loro si attivò per ottenerne il rientro nelle proprie famiglie.
Territorio delicato per le diverse popolazioni, ivi residenti, seppe far convivere il vangelo con le esigenze della vita civile, facendo primeggiare l'azione del Cristo.
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Chi ebbe familiarità con lui ne ricorda i tratti di amabilità, semplicità ed una profonda introspezione della realtà, che gli consentì di potersi fare fratello fra i fratelli ed uomo fra i molti.
Pur impegnato nella cura delle anime a lui affidate, fu consigliere del Re Carlo V e dei molti che senza nome affollavano il suo confessionale.
Con la sua opera, fece crescere l'Ordine dei figli di Sant'Agostino, stimolandone l'azione missionaria e contribuendo a creare nuove forme di evangelizzazione. Pur assorbito dalla molte preoccupazioni, non dimenticò i confratelli e la spiritualità della propria famiglia religiosa.
Grande predicatore, testimoniò, con la sua vita, le sue parole. I temi scelti erano legati alla Sacra Scrittura ed all'insegnamento dei Padri della Chiesa.
Misericordioso e sollecito, il suo nome è ricordato per aver saputo coniugare l'amore al prossimo con i delicati incarichi ricoperti per amore di quel Regno che nasce nel cuore dell'uomo.
Malato da tempo, forse per una forma di angina pectoris spirò l'8 settembre 1555 lasciando nel mondo, il ricordo di un grande pastore e di un ottimo agostiniano.