Città del Vaticano , venerdì, 21. agosto, 2020 12:30 (ACI Stampa).
Emilian Kowcz, sacerdote ucraino greco-cattolico, era colpevole di aiutare gli Ebrei. Morì nel campo di concentramento di Majdanek. E così successe a molti sacerdoti, morti nei campi di concentramento o per opera del regime nazista. Ma non andò loro meglio quando arrivò il regime sovietico. Perché anche in quel caso, la persecuzione fu tremenda. E provocò martiri. A centinaia.
Dal 2008, l’Unione Europea celebra il 23 agosto la Giornata Europea della memoria delle Vittime di Tutti i Regimi Totalitari e Autoritari, che era nata come Giornata Europea della Memoria per le vittime dello stalinismo e del nazismo. La data scelta è il 23 agosto, perché fu in quel giorno che fu siglato il patto Molotov – Ribbentrop. Nazisti e sovietici si spartivano Romania, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia in zone di influenza. E, in fondo, quel patto fatto con i nazisti viene mantenuto anche gli alleati. Tanto che dopo la Seconda Guerra Mondiale arriva la “cortina di ferro”, la zona di influenza sovietica dove la religione non aveva nemmeno il diritto ad esistere.
Non è un caso che, già prima della decisione dell’Unione Europea, le popolazioni di là e di qua della Cortina di Ferro avevano preso a ricordare questa data, specialmente negli Anni Ottanta, chiamandola “Giornata del Nastro Nero”. E non è un caso che fu proprio il 23 agosto del 1989, nel cinquantesimo anniversario del Patto, le popolazioni delle nazioni baltiche fecero una gigantesca catena, la Catena Baltica, formata da 2 milioni di persone che si unirono mano nella mano in un percorso di 675 chilometri, toccando Tallinn, Riga e Vilnius per chiedere l’indipendenza delle loro nazioni. Dopo pochi mesi, sarebbe poi caduto il Muro di Berlino.
Vale la pena, allora, ricordare questi martiri e le loro storie. Per l’Ucraina ci aveva pensato San Giovanni Paolo II, che a Leopoli, il 27 giugno 2001, beatificò 25 martiri, tra vescovi, sacerdoti, suore e laici, tutti cadute vittime del regime comunista. Ma c’erano anche figure straordinarie come quella Beato Kowcz, perite sotto la dominazione nazista. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina ricorda che “tutti e due i regimi hanno la stessa radice del male, e da qui derivano le loro somiglianze. Purtroppo, il comunismo, al contrario del nazismo, non è stato condannato dalla comunità internazionale e perciò continua ad esistere nel mondo odierno”.
Che i due regimi fossero drammaticamente legati lo raccontano le storie dei martiri del silenzio. Come quella del Cardinale Josef Mindszenty, che prende il suo cognome dal suo villaggio di origine abbandonando quello di origine tedesca proprio in spregio del nazismo. O come quella Cardinale Aloizje Stepinac, che si ritrova prima a dover fare i conti con il regime degli ustascia e poi ad essere accusato di collaborazionismo in un processo farsa dei comunisti, secondo una leggenda nera che ancora ne impedisce l’avanzamento della causa di beatificazione.