Rimini , giovedì, 20. agosto, 2020 15:00 (ACI Stampa).
Giuseppe Frangi, presidente dell’Associazione ‘Giovanni Testori’, nella giornata inaugurale del Meeting dell’Amicizia fra i popoli, in svolgimento a Rimini, ha presentato un incontro molto interessante dal titolo ‘Là dove lo sguardo palpita’: “Il titolo nasce dal desiderio di capire come nella creazione di ogni opera d’arte è l’artista il primo che si sorprende di quello che sta creando. L’opera non è solo esito delle capacità dell’artista, egli si scopre come tramite, c’è un’intensità umana che si comunica. L’artista, nella sua dimensione più compiuta, è un tramite che dà corpo e immagine a un’esperienza di bellezza. Davanti alla quale ‘il suo sguardo palpita’” spiega l’artista.
Frangi ha scelto il percorso intimo e intenso di Gerard Richter, pittore tedesco nato a Dresda nel 1932 presentandolo al pubblico attraverso la traccia del film del 2018 ‘Opera senza autore’, di Florian Henckel von Donnersmarck.
‘Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime’: in questo periodo in quale modo ci si può aprire al sublime?
“E’ una domanda ardua, davanti alla quale posso pormi solo nella massima semplicità. Allora dico che ci si apre al sublime quando si ama la realtà senza pretese e condizioni. Perché il sublime non è altrove, ma si svela ai nostri occhi, quasi sempre inaspettato, nelle pieghe del reale. Il sublime è l’umano fedele al proprio cuore. E’ la gratuità di gesti normali che costituiscono il tessuto buono su cui si regge la convivenza tra gli uomini. Se nel dizionario dei sinonimi si va a cercare la voce ‘sublime’ troviamo termini come ‘alto, grandioso, divino, eccelso, alato’. Mi viene da dire che ‘sublime’ non ha nulla a che vedere con quei termini, così connotati di un inutile idealismo. Il ‘sublime’ è piccolo, umile, silenzioso, antiretorico. E’ il gesto della mamma di Cecilia, quando pone il suo corpicino sul carro dei monatti. E sublime è la scrittura di Manzoni nel momento in cui ne dà testimonianza: c’era ‘in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo’.
In quale modo gli artisti rappresentano oggi il sublime?