Città del Vaticano , mercoledì, 19. agosto, 2020 9:44 (ACI Stampa).
Sono due le sfide che derivano dalla pandemia: quella di dover curare un “virus piccolo, ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero”, e quello di dover “curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, dell’emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli”.
Papa Francesco continua il ciclo di udienze generali dedicate alla Dottrina Sociale e alla risposta alla pandemia. E lo fa mettendo in luce un tema che gli sta particolarmente a cuore: la situazione dei poveri e la disuguaglianza del mondo. Perché – dice – è vero che si deve tornare alla normalità, ma questa normalità non deve includere le ingiustizie sociali, che – con la pandemia – sono persino “aumentate”. Papa Francesco chiede un nuovo modello economico, più giusto. Fa appello perché un eventuale vaccino che combatta la pandemia di Covid 19 non sia accessibile solo ai ricchi, e fosse proprietà di una nazione, e non destinato universalmente. Perché, afferma Papa Francesco, la pandemia è una crisi e “da una crisi non si esce uguali, si esce migliori o si esce peggio. E dovremmo uscirne migliri”.
La doppia sfida al piccolo e il grande virus viene affrontata con una scelta che è” l’opzione preferenziale per i poveri”. “Non si tratta – afferma Papa Francesco - di una opzione politica, né ideologica”, dice il Papa, ma viene dal Vangelo, perché Cristo stesso “si è fatto uno di noi” e per questo al centro del Vangelo c’è questa opzione”. Infatti, Dio “ha spogliato se stesso” e “stava in mezzo ai malati, ai poveri e agli esclusi, mostrando loro l’amore misericordioso di Dio”.
Papa Francesco sottolinea che i seguaci di Gesù si riconoscono proprio “dalla loro vicinanza ai poveri, ai piccoli, ai malati e ai carcerati, agli esclusi e ai dimenticati, a chi è privo del cibo e dei vestiti”, criterio di “autenticità cristiana”.
L’opzione preferenziale per i poveri, continua il Papa, “implica infatti il camminare assieme, il lasciarci evangelizzare da loro, che conoscono bene Cristo sofferente, il lasciarci ‘contagiare’ dalla loro esperienza della salvezza, dalla loro saggezza e creatività”.