- Per spiegarlo basta citare le parole del comandante sovietico Michail Tuchačevskij: “La via della rivoluzione mondiale passa sul cadavere della Polonia Bianca. Sulle nostre baionette porteremo la felicità e la pace alle masse lavoratrici. Mettiamoci in marcia verso l’Occidente!” Una volta soffocata la Polonia, l’Armata Rossa avrebbe proseguito nella stessa direzione, verso la Germania, aprendo anche un secondo fronte: attraverso i Monti Carpazi, si sarebbe diretta verso la Cecoslovacchia, l’Ungheria e l’Italia.
- Perché della battaglia sulla Vistola si parla anche come di un miracolo?
- La battaglia di Varsavia viene presentata dai polacchi con il termine „Miracolo sulla Vistola” perché, quando ormai sembrava che niente fosse in grado di fermare l’offensiva bolscevica e l’armata polacca si trovava in ritirata, il Comandante in Capo dell’esercito polacco, Józef Piłsudski, con un’audace controffensiva nei pressi del fiume Wieprz, inflisse la sconfitta ai bolscevichi. Ed esattamente il 15 agosto, nel giorno di festa dell’Assunzione di Maria, l’offensiva sovietica venne fermata alle porte di Varsavia, nelle località di Ossów e Radzymin. Questa vittoria fu anche il risultato di un grande slancio patriottico: si arruolarono i volontari di tutti i ceti sociali: giovani, intellettuali, proprietari terrieri, contadini e operai (i bolscevichi contavano sull’aiuto della ‘classe operaia’ sottoposta alla propaganda comunista).
- La Polonia, in quei momenti difficili, non ricevette gli aiuti dagli altri Paesi europei (ad eccezione dell’Ungheria), anche se furono minacciate anche loro dall’Armata Rossa…
- Questo è vero. Ma va detto che accanto ai polacchi, nella lotta per la libertà dell’Europa, combatterono i soldati delle formazioni ucraine, bielorusse e russe e i volontari dagli Stati Uniti d’America e dalla Francia. Questa vittoria ebbe ancora un altro, spettacolare risultato: portò l’indipendenza ai Paesi baltici, all’Estonia, alla Lettonia e alla Lituania.
- Nell’estate 1920 a Varsavia si trovava il Nunzio Apostolico, mons. Achille Ratti, futuro Papa Pio XI. Quale ruolo svolse il rappresentante di Benedetto XV in quei drammatici momenti?
- Il ruolo di mons. Ratti fu importantissimo. Il Nunzio, malgrado la grave minaccia, non lasciò Varsavia: partecipava alle preghiere organizzate durante la battaglia sulla Vistola e si recò sulla linea del fronte per mostrare la vicinanza ai combattenti. In questo modo guadagnò la grande stima dei polacchi.
- Quest’anno festeggiamo due importanti ricorrenze: insieme al centenario della battaglia di Varsavia anche il centenario della nascita di Karol Wojtyła. Questa coincidenza è qualcosa di molto simbolico…
- Per Giovanni Paolo II il fatto di essere nato nell’anno della battaglia di Varsavia fu molto importante. Vorrei citare le sue parole pronunciate a Varsavia durante il suo viaggio in Patria nel 1999: “Oggi il nostro pensiero va a tutti coloro che, presso Radzymin e in molti altri luoghi di questa storica battaglia, diedero la loro vita in difesa della Patria e della sua libertà esposta al pericolo. Il nostro pensiero va ai soldati, agli ufficiali, al Comandante, a tutti coloro a cui dobbiamo la vittoria. Tra gli altri ricordiamo l'eroico sacerdote Ignacy Skorupka, che perse la vita poco lontano da qui, presso Ossów. Raccomandiamo alla Divina Misericordia le loro anime”. Quest’anno, mentre festeggiamo sia il centenario della battaglia di Varsavia, sia il centenario della nascita di Karol Wojtyła, queste parole del Papa assumono una grande valenza simbolica.
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