Roma , mercoledì, 12. agosto, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Ogni giorno che passa si fa grande l’attesa nella diocesi di Como per la prossima beatificazione di suor Laura Mainetti, avvenuta venti anni fa, il 6 giugno 2000.
Era l’anno del Grande Giubileo e si era alla vigilia della XV Giornata mondiale della gioventù che si sarebbe celebrata in agosto a Roma.
La notizia di quanto era accaduto nel buio di quel 6 giugno 2000 si diffuse immediatamente: una suora era stata uccisa a Chiavenna, provincia di Sondrio e diocesi di Como, da tre ragazze che le avevano teso una trappola, ricorda oggi Paolo Bustaffa, originario della diocesi comasca e allora direttore dell’agenzia Sir, l'agenzia dei vescovi italiani.
“Come sempre accade la cronaca si occupò con titoli cubitali del caso ma presto le domande, i commenti, le riflessioni crebbero perché quella violenza progettata da tre menti giovanissime poneva molti interrogativi”, dice oggi Bustaffa evidenziando come in un “tempo di grazia come è stato quello del grande Giubileo e della Giornata mondiale della gioventù la morte di suor Laura assumeva un significato che andava oltre le interpretazioni giornalistiche”.
Questo perché l’incredulità per un atto così “minuziosamente” studiato da tre minorenni “si incrociava con un mistero al quale non ci si poteva accostare con le solite parole”. I media – spiega ancora l’ex direttore del Sir - “non andarono oltre la narrazione del fatto, i commenti si fermarono alle cause psicologiche e sociologiche di un gesto sconcertante. Una informazione corretta ma non sufficiente”. Bustaffa evidenzia due aspetti: “il primo riguardava la esemplare passione educativa di una suora per le giovani e inquiete generazioni. Il secondo richiamava la distanza drammatica tra le domande e i silenzi degli adolescenti e le risposte vane di una società di adulti”.