Città del Vaticano , lunedì, 10. agosto, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Con il pontificato di Giovanni Paolo II inizia una vera novità nasce la figura della vaticanista donna. Ormai sembra normale a tutti che ci siano donne che si occupano di cronaca vaticana, ma non era così negli anni ’70. Ma per Wojtyła la donna é complementare all’uomo. C’è un patto tra Karol Wojtyła e il genio femminile, tra Giovanni Paolo II e le donne.
Un patto che si fonda sui testi biblici e conciliari allo stesso tempo. Una teologia della donna che diventa notizia quando il papa invia alla Conferenze delle Nazioni Unite sulla donna come rappresentante della Santa Sede a Pechino nel 1995: Mary Ann Glendon.
La Mulieris Dignitatem, la lettera enciclica che porta la data mariana del 15 agosto nell’Anno Santo dedicato a Maria il 1988, e la Lettera alle Donne scritta nel 1995 in occasione dell’anno destinato dalle Nazioni Unite proprio alla Donna sono i due testi di riferimento.
L’amore di Karol Wojtyła per le donne il rispetto per la loro dignità nasce in Maria con una specialissima devozione mariana dell’uomo prima ancora che del Papa.“Quanto grande sia la dignità della donna, dice Giovanni Paolo II prima della preghiera del 25 giugno del 1995, é possibile intuirlo già solo dal fatto che l’eterno Figlio di Dio ha voluto nascere nel tempo da una donna, la Vergine di Nazaret, specchio e misura di vera femminilità”.
E l’attenzione del Papa alla dignità della vita non è forse in primo luogo attenzione alla dignità del ruolo della donna? Quanto importante sarebbe oggi proprio in Italia rileggere le parole di Giovanni Paolo II sulla donna e la maternità: “Quante volte essa rimane abbandonata con la sua maternità, quando l'uomo, padre del bambino, non vuole accettarne la responsabilità? E accanto alle numerose «madri nubili» delle nostre società, bisogna prendere in considerazione anche tutte quelle che molto spesso, subendo varie pressioni, pure da parte dell'uomo colpevole, «si liberano» del bambino prima della nascita. «Si liberano»: ma a quale prezzo? L'odierna opinione pubblica tenta in diversi modi di «annullare» il male di questo peccato; normalmente, però, la coscienza della donna non riesce a dimenticare di aver tolto la vita al proprio figlio, perché essa non riesce a cancellare la disponibilità ad accogliere la vita, inscritta nel suo ethos dal «principio»”. Attualissimo.